Simone Di Filippo, Debora Miscio, Uladzislau Pivavar, Silvia Cecconi, Gilda Pelusi, Sandro Ortolani, Maurizio Mercuri
Studenti e Docenti di Corsi di Infermieristica di diversi Poli
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche

Il Convegno, svolto il 20 maggio 2019, ha rappresentato un confronto tra Infermieri, Istituzioni e Cittadino. Si riportano la presentazione dell’evento e gli interventi di Simone Di Filippo e Debora Miscio, Uladzislau Pivavar, Silvia Cecconi.

LOCANDINA 10 MAGGIO

Figura 1 – Locandina dell’evento

Il 10 maggio 2019, due giorni prima della festa Internazionale dell’Infermiere che questo anno cadeva di domenica, nell’ampio salone congressuale della Mole Vanvitelliana, si è tenuta una bella attività di confronto intellettuale sul valore della professione infermieristica. L’Infermiere è da sempre un alleato delle istituzioni, quando si orientano alla salute del cittadino, persona che assistono in maniera incondizionata e spesso tra mille difficoltà.

L’attività congressuale è stata voluta dall’OPI Ancona, con il coinvolgimento ideativo e progettuale dei dirigenti infermieristici della AV2, dell’INRCA, dell’AOU Ospedali Riuniti di Ancona e dei Direttori ADP del Corso di Laurea in Infermieristica della sede di Ancona e del Corsi di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche.

Dopo l’introduzione del Presidente dell’OPI Giuseppino Conti si sono svolte le relazioni del Dott. Giancarlo Cicolini, tesoriere della FNOPI, che ha evidenziato il valore della formazione universitaria e la necessità di rivedere programmi dei corsi di laurea li dove non siano in linea con le esigenze del territorio; la relazione della Dott.ssa Vianella Agostinelli, Direttore delle professioni sanitarie AUSL Modena, sulle linee evolutive della professione nella provincia di Modena, molta apprezzata dalla platea. Di seguito la relazione della Dott.ssa L. Vallicelli, responsabile infermieristica del Dipartimento Cure primarie Distretto di Forlì, che ha illustrato l’organizzazione e l’operatività del lavoro infermieristico distrettuale.

La tavola rotonda della seconda parte della mattinata

Figura 2 – La tavola rotonda della seconda parte della mattinata

Hanno terminato la prima parte dei lavori congressuali, moderati dalla Dott.ssa Gilda Pelusi, gli studenti di cui leggerete tra poco gli interventi.

Nella seconda parte della mattinata vi è stata una tavola rotonda moderata da Domenico Antonelli, infermiere e Direttore di Distretto 3 ASL BT, Regione Puglia.

Sono intervenuti E. Capogrossi, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ancona; L. Di Furi, Direttore ARS Regione Marche; M. Mancini, Segretaria regionale Cittadinanza Attiva, A. Marini, Direttore ASUR Marche, G. Genga, Direttore INRCA, M. Caporossi, Direttore AOU Ospedali Riuniti di Ancona, G. Cicolini, Tesoriere FNOPI, F. Borromei, Presidente OMCeO Ancona e A. Benedetti, Presidente Interpoli Corso di Laurea in Infermieristica, in sostituzione del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona impegnato in altra sede.

Maurizio Mercuri, Sandro Ortolani, Gilda Pelusi

Le aspettative degli studenti della triennale

Interventi di Simone Di Filippo e Debora Miscio
Studenti del Corso di Laurea in Infermieristica
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche Inserire foto

Buongiorno a tutti.

Prima di tutto vorremmo dire che siamo onorati di essere qui quest’oggi a nome degli studenti del corso di laurea triennale e siamo felici di avere questo mandato, cioè che ci venga chiesto quali siano le nostre aspettative per il futuro.

Pensiamo di poter dire che ci aspettiamo non tanto di più e non tanto di meno di quello che si aspettano gli studenti di altre facoltà e di altri atenei: investire al massimo le conoscenze e competenze acquisite e giungere a metterle in atto nel mondo del lavoro, essere riconosciuti e valorizzati come professionisti, poter continuare il percorso formativo, avere la possibilità di contribuire alla ricerca a beneficio della disciplina e della società. Lavorare e lavorare bene, essere riconosciuti, proseguire nel percorso formativo, fare ricerca. Come queste aspettative, che ci sembrano condivise e condivisibili, si declinano per noi?

Prima di tutto, quello che ci aspettiamo è trovare un posto di lavoro per esercitare la nostra professione. Ci sarà chi fra noi lo cercherà nel pubblico, chi nel privato, chi in un ospedale, chi nel territorio ma tutti noi vorremmo lavorare come infermieri. Ci aspettiamo quindi che le aziende sanitarie facciano a gara per accaparrarsi quelli che tra noi mostreranno essere più meritevoli, più preparati e più competenti. Ci aspettiamo che le strutture sanitarie aumentino i posti di lavoro per gli infermieri ma non ci aspettiamo solo questo. Non vorremmo soltanto trovare un posto di lavoro come infermieri quasi come fosse una corsa ad una poltrona da accaparrarci per poi starcene seduti a vita, no. Vorremmo molto di più. Vorremmo un posto di lavoro che ci permetta di mettere in campo il pieno delle nostre conoscenze, competenze e della nostra professionalità. Vogliamo offrire un’assistenza personalizzata e di alto livello. Cosa ci aspettiamo dalle aziende sanitarie? Che sappiano prendere in mano le nostre aspirazioni e farne le loro potenzialità. Tanto quanto un giovane in genere si aspetta da un adulto. Auspichiamo di trovare strumenti tecnologici e informatici che snelliscano i tempi e rendano più efficaci e sicure le operazioni. Ci aspettiamo che il timing dei vari interventi infermieristici venga finalmente rispettato e che le risorse umane siano proporzionali al numero di pazienti e ai tempi che l’assistenza richiede.

Noi siamo giovani, vogliamo guardare avanti, andare avanti. Noi ci rivolgiamo a voi perché oggi siete voi a tenere le redini delle nostre istituzioni e delle nostre aziende. Vi chiediamo di venirci incontro, di provare a camminare con noi, con le nostre aspettative e i nostri desideri. Tra l’altro se non ci verrete incontro, se non sarete disposti a camminare con noi, ci saranno alcuni di noi che continueranno a spostarsi, ad andare all’estero e questo, se permettete, forse è un po’ triste per un Paese.

Vorremmo fare ancora delle richieste e ci rivolgiamo quindi alle istituzioni, alle figure professionali con cui collaboreremo, agli infermieri, ai nostri colleghi studenti e ai cittadini chiedendo che la professione infermieristica sia riconosciuta e valorizzata.

Alle istituzioni politiche e sanitarie chiediamo che le nostre competenze e prestazioni siano misurate e premiate secondo il merito, chiediamo il riconoscimento economico di chi lavora bene in un sistema che non tiri a ribasso e che non incentivi chi all’interno di una struttura lavora meno bene e meno.

Ai professionisti con cui collaboreremo chiediamo di riconoscerci come loro pari, cioè figure autonome, indipendenti, formate e competenti laddove noi dimostreremo di essere tali. Chiediamo la buona volontà di voler collaborare per il bene delle persone che cureremo insieme.

Agli infermieri chiediamo di studiare, informarsi, fare ricerca, lavorare secondo standard elevati e offrire quella assistenza di elevata qualità di cui sono capaci, interagendo al meglio con tutti gli altri professionisti.

Al mondo accademico e all’istituzione universitaria vorremmo chiedere di lasciarci più spazio. Pensiamo che i nostri colleghi studenti capiscano bene quando parliamo di sovrapposizione dei programmi didattici, quando parliamo di sentirsi a volte quasi schiacciati dalla sovrapposizione di tirocini, esami, laboratori, lezioni. Tutte queste singolarmente son cose buone ma non vogliamo dimenticare lo spirito dell’Università che è anche quello di coltivare personalità critica, spessore culturale e, perché no, sviluppare spunti personali, abstract e visitare i reparti anche al di fuori dell’esperienza istituzionalizzata del tirocinio.

Debora Miscio e Simone Di Filippo

Figura 3 – Debora Miscio e Simone Di Filippo

Chiediamo che l’università sia il luogo della cultura e della ricerca così come da studenti anche da professionisti. Anche noi vogliamo contribuire alla ricerca scientifica e alla implementazione e crescita del sapere all’interno e all’esterno dell’Università. Vogliamo che la nostra Università ci offra posti per i dottorati di ricerca per dare spessore e autorità ai nostri lavori scientifici. Ci aspettiamo che anche la Politecnica delle Marche metta presto al bando per gli infermieri posti da ricercatore e da docente all’interno del proprio corpus di insegnanti. Alcuni di noi un domani avranno la gioia di insegnare alle generazioni future di professionisti ma ci sembra anche giusto che la nostra opera venga equiparata a quella di molti altri docenti che, accanto alla soddisfazione di insegnare, ricevono anche riconoscimento sociale ed economico per quello che fanno.

Concludiamo con l’intervento di Uladzislau Pivavar.

Davanti a tutti voi affermo che io, studente, voglio impegnarmi ad assumere e a dimostrare sempre più un comportamento maturo, di studio e di ricerca, di attenzione e di rispetto nei confronti delle strutture che frequento e di tutti coloro da cui ricevo un insegnamento. Voglio fare per primo, ciò che a tutti chiedo: rispettare ciò che sono e chi mi sta accanto, rispettare ogni professionista e lavorare per costruire la persona e l’infermiere che voglio diventare.

Ai cittadini e ad ogni persona chiediamo di prendere sempre più consapevolezza che la salute è un bene prezioso affidato ad ogni essere umano. A tutti chiediamo: prendete in mano la vostra salute e pretendete accanto a voi persone competenti e ben formate che vi aiutino a promuoverla, tutelarla, recuperarla, difenderla.

Grazie.

Le aspettative dei Giovani Laureati

Uladzislau Pivavar
Studente del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche

Uladzislau Pivavar

Uladzislau Pivavar

Il 12 maggio è sempre un giorno di festa per ogni infermiere. In tale data infatti corre la ricorrenza della Giornata Internazionale dell’Infermiere. La data coincide, non a caso, con la nascita di Florence Nightingale, fondatrice dell’Assistenza Infermieristica Moderna, grande statistica ed epidemiologa (fu la prima ad applicare la statistica ed il metodo scientifico all’assistenza) nonché fondatrice della prima scuola per infermiere. In tale occasione, numerosi sono stati gli eventi in tutta Italia per ricordare tale giornata. E certamente non poteva mancare all’appello Ancona, dove è stato organizzato un Convegno dal titolo “Un’alleanza per il cambiamento: Infermiere, Istituzione e Cittadino” presso la Mole Vanvitelliana. A tale evento hanno partecipato anche gli studenti dell’Università Politecnica delle Marche, che hanno illustrato quali sono le aspettative dei giovani laureati infermieri.

L’aspettativa del giovane laureato è quella di lavorare nel contesto in cui si è maggiormente formato, in cui ha più competenze, in cui riesce a fornire una migliore assistenza all’assistito ed in cui riesce a raggiungere migliori outcome.

Un momento cruciale per raggiungere quest’obiettivo è il momento dell’assegnazione, che, per quel che riguarda il sistema di assunzioni degli ospedali pubblici ed in particolare il mondo infermieristico è un fenomeno complesso. A tal proposito, al Convegno di cui sopra, è stato presentato un Progetto del Corso di Laurea Magistrale dal titolo Strategie gestionali del percorso del neoassunto: ricerca qualitativa “dalla graduatoria all’unità operativa”, che ha indagato le strategie con cui i Dirigenti delle Professioni Sanitarie Infermieristiche ed Ostetriche assegnano gli infermieri nelle Aziende Ospedaliere pubbliche della Regione Marche, soprattutto alla luce delle criticità che emergono dalle lunghe graduatorie dei Mega Concorsi, che al giorno d’oggi sono oramai all’ordine del giorno. Il momento dell’assegnazione è infatti un momento cruciale per creare un sistema di alta qualità assistenziale e di adeguatezza nella gestione delle risorse, col fine ultimo di garantire all’utenza il miglior servizio sanitario possibile.

Una nota immagine di Florence Nightingale presso l’Ospedale di Scutari

Figura 4 – Una nota immagine di Florence Nightingale presso l’Ospedale di Scutari

L’aspettativa del giovane laureato è anche quella di crescere, di intraprendere percorsi formativi sempre più complessi, di acquisire competenze sempre più avanzate. L’aspettativa è quella di diventare Laureato in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. E di qui l’aspirazione ai tre sbocchi ai quali abilità tale laurea: Dirigenza, Didattica e Ricerca.L’infermiere Laureato Magistrale ambisce ad incarichi Dirigenziali e Organizzativi; anche se è vero che un infermiere con competenze avanzate offre nella prassi clinica una migliore assistenza , egli ambisce a ricoprire ruoli più importanti e valorizzati come può essere quello di case manager o di una Posizione Organizzativa.

L’infermiere Laureato Magistrale vuole formare i futuri professionisti infermieri e lo vuole fare tramite lo strumento delle Docenze Accademiche. Ma non solo.
L’infermiere Laureato Magistrale ha tutti gli strumenti in regola per fare Ricerca. Ecco, un’aspettativa del neolaureato Magistrale, è sicuramente quella di avere la possibilità almeno di provare ad accedere ad un Dottorato E’ da notare tuttavia, che nella Regione Marche non vi siano ancora attivi Dottorati specifici per la professione Infermieristica. Diceva la cara Florence Nightingale “I attribute my success to this — I never gave or took any excuse.“

E noi giovani laureati non abbiamo né cerchiamo scuse. Per raggiungere le nostre aspettative dobbiamo rimboccarci le maniche e non cercare scuse; Gli utenti hanno un bisogno espresso ed inespresso, di un’assistenza infermieristica moderna, basata su competenze avanzate, e che possa garantire un adeguata rete sanitaria regionale. Ma la nostra aspettativa è anche quella di avere un pieno appoggio delle Istituzioni, delle Università e delle Aziende Ospedaliere.


L’Infermiere di Famiglia e di Comunità: una nuova figura a supporto del Servizio Sanitario Regionale

Silvia Cecconi
Master per Infermieristica di Famiglia e di Comunità
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche

Silvia Cecconi

Silvia Cecconi

Il contesto in cui opera l’Infermiere di Famiglia e di Comunità è prevalentemente il territorio, un contesto ancora giovane, molto nebuloso, con poche evidenze scientifiche e pochi percorsi a guidare la pratica dei professionisti, opera per la maggior parte a domicilio del paziente, come i colleghi delle cure domiciliari, gli “infermieri ADI” per intenderci, con i quali però non può essere assimilato; chi è quindi l’Infermiere di Famiglia e di Comunità? È il professionista infermiere che opera in collaborazione con il Medico di Medicina Generale per la gestione a domicilio delle cronicità, anche se ancora si sente parlare ancora troppo poco di questo professionista ed a volte se ne parla in maniera un po’ imprecisa, anche tra gli stessi professionisti della salute.

Abbiamo detto che l’Infermiere di Famiglia e di Comunità opera nel territorio, parliamo quindi del contesto delle cure primarie. Di assistenza sanitaria primaria, oggi cure primarie, si è parlato per la prima volta nel 1978 ad Alma Ata, una cittadina del Kazakistan in cui l’OMS e l’UNICEF organizzarono una conferenza con lo scopo di indicare le azioni da attuare per raggiungere l’obiettivo di una salute per tutti entro l’anno 2000. Durante questa conferenza, l’OMS volle promuovere la salute come un diritto umano fondamentale e mise in evidenza l’importanza che l’assistenza primaria riveste nel raggiungimento dell’obiettivo di una salute sempre crescente per tutta la popolazione, in quest’ottica definì alcuni elementi la cui presenza nei sistemi sanitari dei vari stati fu ritenuta fondamentale come: estensività ed equità di accesso alle cure, prossimità delle cure ai loghi di vita dei cittadini, l’importanza di un integrazione tra sanitario e sociale, la necessità di valorizzare il capitale umano e sociale a disposizione di ogni individuo e l’importanza della partecipazione della comunità e dei cittadini alla programmazione dei servizi sociosanitari e alla valutazione delle attività e dei risultati ottenuti in materia di salute.

L’immagine simpatica di un infermiere di famiglia e di comunità

Figura 5 – L’immagine simpatica di un infermiere di famiglia e di comunità

Per rispondere in modo adeguato alle politiche di salute per tutti ed ai bisogni dei cittadini dell’unione europea, l’unità per l’infermieristica e l’ostetricia dell’ufficio regionale per l’Europa dell’OMS iniziò ad elaborare uno studio sull’Assistenza Infermieristica, che sfociò in una conferenza tenutasi a Vienna nel 1988 a cui partecipò una rappresentativa di infermieri provenienti dai 32 paesi membri dell’unione. Durante la conferenza i ministri dell’OMS presenti raccomandarono lo sviluppo di servizi infermieristici innovativi, con particolare attenzione allo sviluppo della salute oltre che sulla cura della malattia e fu stilata la “dichiarazione di Vienna sulla professione infermieristica a sostegno degli obiettivi europei di salute per tutti”, in cui si evidenziano le riflessioni dei professionisti e le richieste rivolte ai responsabili nazionali della sanità, per aiutarli a raggiungere gli obbiettivi proposti dalle politiche di salute per tutti promosse dall’OMS nella regione europea: in questa dichiarazione si inizia a parlare di raggiungimento del più elevato livello possibile di salute e di come sia un obiettivo sociale di grande importanza, per cui viene richiesta l’azione coordinata di molte professioni, si riafferma l’importante contributo che l’infermieristica può dare nel raggiungimento dei 38 obiettivi adottati dopo la sessione del comitato regionale per l’Europa dell’OMS del 1984, si afferma la necessità di autonomia della pratica e l’impegno a svolgere un ruolo più incisivo nel promuovere quello che oggi definiamo Empowerment, cioè potenziare le capacità degli individui, delle famiglie e delle comunità per raggiungere il miglioramento della salute, inoltre dal documento si rileva che già i professionisti infermieri sentono la necessità di partecipare attivamente al processo di ricerca sanitaria.

Un altro passaggio importante nella storia dell’Infermiere di Famiglia è il documento pubblicato dall’OMS nel 1998: “Salute 21: la salute per tutti nel 21 secolo” a cui è seguito uno studio pilota multicentrico sull’Infermiere di Famiglia e di Comunità, nei quali per la prima volta si parla di Infermiere di Famiglia (Family Health Nurse) come una figura nuova, con un proprio profilo professionale e un proprio quadro concettuale di riferimento, in particolare l’Infermiere di Famiglia e di Comunità viene definito come il professionista della salute che aiuterà gli individui ad adattarsi alla malattia, consiglierà riguardo gli stili di vita ed ai fattori comportamentale di rischio ed assistono gli individui e le famiglie in materia di salute; garantisce che i problemi sanitari delle famiglie siano identificati e curati al loro insorgere, garantisce l’individuazione dei fattori socio-economici che influiscono sulla salute della famiglia e la indirizza verso i servizi e le strutture più adatte, faciliterà le dimissioni precoci dagli ospedali e agirà da tramite tra la famiglia e il Medico di Medicina Generale, sostituendosi a quest’ultimo quando i bisogni individuati sono di carattere infermieristico. Quindi questo documento identifica le figure dell’Infermiere di Famiglia insieme al Medico di Medicina Generale come il perno sul quale incentrare l’assistenza sanitaria di base se si vogliono raggiungere gli obiettivi di salute per tutti, il termine fissato per formare quest’alleanza tra Medico e Infermiere in un’equipe multidisciplinare composta possibilmente anche da professionisti afferenti alla sfera del sociale per garantire l’auspicata integrazione sociosanitaria era il 2010.

Ad oggi non è ancora una figura presente in modo capillare nel panorama sanitario europeo, così nel 2013 l’OMS pubblica un altro documento per ribadire la necessità di un cambio di paradigma in cui stabilisce alcuni ambiti che dovrebbero essere prioritari nell’azione politica dei governi: Investire sulla salute considerando l’intero arco della vita e mirando all’empowerment delle persone, affrontare le principali sfide in materia di salute con approcci integrati e strategie che coinvolgano i diversi professionisti in materia di promozione della salute, porre al centro dei servizi sanitari la persona rivitalizzando la sanità pubblica, partendo dalle cure primarie, infine creare e sostenere comunità resilienti e ambienti favorevoli al benessere e alla salute sia dei singoli individui che di tutta la comunità; quale professionista può essere più indicato per svolgere questi compiti, se non l’Infermiere di Famiglia e di Comunità in collaborazione con il Medico di Medicina Generale?

Da quanto detto emerge chiaramente la differenza tra l’Infermiere di Famiglia e di Comunità e l’infermiere delle cure domiciliari e la motivazione per cui le due figure non sono assimilabili, ma riassumendo:

Infermiere di Famiglia e di Comunità Infermiere delle cure domiciliari
  • Approccio proattivo
  • Rivolto anche a chi non ha manifestato bisogni di salute
  • Presa in carico globale della famiglia
  • Esperto in prevenzione, educazione sanitaria e terapeutica
  • Identificazione precoce dei fattori di rischio
  • Approccio reattivo
  • Viene attivato a seguito di un bisogno di salute
  • Accessi limitati nel tempo e nel numero di prestazioni
  • Modello di assistenza prevalentemente prestazionale
  • Agisce sui fattori aggravanti la patologia

Ma cosa sta succedendo in Italia in riferimento a questa figura?

Nel 2017, proprio nel periodo di transizione da collegio IPASVI e FNOPI, Cittadinanzattiva ha promosso un osservatorio civico sulla professione infermieristica su tutto il territorio nazionale, in cui i cittadini sono stati interrogati sul loro rapporto con gli infermieri; i cittadini hanno dimostrato di avere un buon rapporto con gli infermieri, tanto che li ritengono una risorsa importante del Sistema Sanitario Nazionale, se messi in condizioni di lavorare, se passiamo ai dati abbiamo che 78,61% degli intervistati vorrebbe disporre di un infermiere di Famiglia e di Comunità e vorrebbe poterlo scegliere lui stesso, come accade con i Medici di Medicina Generale, mentre l’84,08% vorrebbe un infermiere nel plessi scolastici. Viste le risposte favorevoli dei cittadini, Cittadinanzattiva propone alcune azioni di miglioramento a FNOPI, tra cui promuovere l’infermiere a domicilio, l’Infermiere di Famiglia e di Comunità e l’infermiere nelle scuole e nelle farmacie dei servizi.

Purtroppo, se andiamo ad analizzare concretamente la situazione dell’infermieristica di famiglia sul nostro territorio nazionale la situazione non è delle migliori: alcuni progetti sono stati istituiti, ma non c’è una linea comune di sviluppo, non ci sono neanche indicatori specifici per poter valutare l’effettivo beneficio che è stato portato ai cittadini, mentre scrivo queste righe mi tornano in mente le parole dei docenti del Master che ci ammonivano che come categoria professionale siamo poco propensi al “rendicontare” il nostro lavoro e alla “cultura del dato” per dimostrare che effettivamente la nostra professione fa molto per il benessere del cittadino; sicuramente questo sarà uno spunto su cui lavorare per un prossimo futuro.

Colgo l’occasione che mi è stata offerta per ringraziare l’Università Politecnica delle Marche anche nome di tutti i colleghi che insieme a me hanno concluso questo percorso formativo il 6 marzo 2019, grazie per averci permesso di essere i primi Infermieri di Famiglia e di Comunità delle Marche, grazie per aver creduto in questa figura al punto di aver dato il via al Master anche senza gli iscritti necessari per due anni consecutivi, ringrazio anche tutti i docenti: ci avete trasmesso davvero tanto, anche la vostra passione per il vostro lavoro e per questa nuova figura che avete contribuito a creare, ringrazio anche i miei colleghi Infermieri di Famiglia e di Comunità per aver dato vita al gruppo marchigiano dell’Associazione Infermieri di Famiglia e Comunità e per avermene affidato il coordinamento, sicuramente la strada non sarà breve, ma vogliamo permettere a questa figura di essere presente sul nostro territorio regionale e lavoreremo per questo, ringrazio la collega e amica Tamica Santori per il simpatico disegno che avete visto all’inizio di queste righe.

La nostra aspettativa più grande è che le istituzioni lavorino con noi per portare l’assistenza alle famiglie ad un livello ancora più alto e ascoltino l’OMS e i cittadini che da tempo chiedono a gran voce un infermiere al fianco delle famiglie per supportarle nei cambiamenti che la nostra società sta vivendo.

Quando penso all’Infermiere di Famiglia mi piace sempre ripensare ad una frase di Florence Nightingale: “Secondo me la missione delle cure infermieristiche in definitiva è quella di curare il malato a casa sua (…) intravedo la sparizione di tutti gli ospedali e di tutti gli ospizi. (…) ma a che cosa serve parlare ora dell’anno 2000?”

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