La scienza è senza dubbio una delle attività più entusiasmanti e produttive dell’umanità

Guido Silvestri

Il Dossier Scienza e Pseudoscienza prosegue con questo significativo scritto di Guido Silvestri, in passato studente nella nostra Facoltà, poi medico in Clinica Medica e successivamente in Immunologia clinica. Silvestri è oggi professore di Immunologia alla Emory University di Atlanta e Direttore del Dipartimento di Microbiologia ed Immunologia alla Yerkes Primate Center. Consegna ai nostri Studenti una serie di raccomandazioni utili per riconoscere la pseudoscienza, un insieme di norme da custodire nella “valigetta del medico” e da rileggere al bisogno.

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Claude Bernard (1813-1878), scienziato e filosofo della scienza, è il fondatore della Medicina scientifica basata sul metodo sperimentale. Con i suoi allievi nella tela di Léon-Augustin Lhermitte, 1889. (Académie nationale de médecine, Paris)

La Scienza è senza dubbio una delle attività più entusiasmanti e produttive dell’umanità.

In particolare, la ricerca scientifica in campo biomedico da un lato permette di aumentare la nostra conoscenza teorica dei fenomeni della vita, dall’altro ci aiuta ad allungare la nostra esistenza ed a migliorarne la qualità. Basti pensare al fatto che vaccini, antibiotici e la disponibilità di acqua e cibi puliti hanno ridotto, nel giro di un secolo, la mortalità infantile dal 30% a <0.1%. In questo senso la Scienza è uno strumento fondamentale per difendere i diritti dei più deboli, come poveri, malati, anziani, disabili e così via. Eppure, nonostante la sua indiscutibile utilità, la Scienza non è esente da attacchi. Tra questi attacchi c’è quello portato dalla cosiddetta “pseudoscienza”.

E qui le domande da porsi sono queste: “che cosa è la pseudoscienza?” e “come la si riconosce?”

Durante una chiacchierata tra amici scienziati, una risposta semiseria che emerse fu che la pseudoscienza sia un po’ come la pornografia. Che, notoriamente, non è facile a definirsi, ma quando la si vede la si riconosce piuttosto rapidamente. Una definizione di “pseudo-scienza” potrebbe essere la seguente: un’attività teorica o pratica che vuole apparire scientifica, ma che tuttavia non mostra i criteri tipici della scientificità, soprattutto a livello metodologico. Il filosofo e matematico americano Martin Gardner propose di definire la pseudoscienza come “una teoria interpretativa della natura che, partendo da osservazioni empiriche per lo più fortemente soggettive, tramite procedimenti solo apparentemente logici, giunge a una arbitraria sintesi, in stridente contrasto con idee comunemente condivise”.

E qui è importante notare che le pseudoscienze sono definite tali non in base al soggetto di cui si occupano, ma a causa di specifici problemi metodologici.

Tra le caratteristiche tipiche della pseudoscienza ci sono la presenza di affermazioni vaghe ed imprecise o impossibili da confutare (la cosiddetta non-falsificabilità); il richiamo al cosiddetto principio di autorità che spesso si fa prevalere sul risultato dell’esperimento; la tendenza a modificare continuamente il senso delle proprie asserzioni allo scopo di evitare ogni critica; la mancanza di appropriati controlli positivi e negativi durante la fase di sperimentazione; la eccessiva importanza attribuita ad esperienze personale o aneddoti anziché a trials clinici randomizzati e a doppio-cieco; la pubblicazione dei “dati” su riviste in cui non si deve passare al vaglio della peer-review (ad esempio le cosiddette riviste predatorie a pagamento); la mancanza di progresso ed evoluzione nel tempo (tipico il caso della omeopatia, disciplina che è rimasta fondamentalmente la stessa da 200 anni a questa parte).
Poiché le pseudoscienze sono combattute (o, nella migliore delle ipotesi, ignorate) dagli scienziati, è tipico, da parte di chi pratica la pseudoscienza, l’accusa di ostracismo da parte della comunità scientifica ufficiale – ostracismo che si attribuisce a ristrettezza di vedute o a conflitti di interesse di tipo economico.

Due esempi tipici di pseudoscienza su cui vale la pena spendere alcune parole sono il negazionismo dell’AIDS e l’anti-vaccinismo.
Il negazionismo dell’AIDS è una teoria secondo la quale lo Human Immunodeficiency Virus (HIV) non esiste, e che se anche esistesse non sarebbe comunque la causa dell’AIDS, e che invece sono i farmaci antivirali a causare la malattia. È importante ricordare che negli anni ‘90 i negazionisti dell’AIDS convinsero il presidente Sudafricano Thabo Mbeki a ritardare la implementazione delle terapie anti-HIV, così causando la morte di 350.000 persone. In questo senso il negazionismo dell’AIDS va considerato non solo una assoluta aberrazione dal punto di vista scientifico, ma anche una ideologia ad alta pericolosità sociale.

Lo stesso si può dire dell’antivaccinismo, che è una teoria – o meglio, una galassia di teorie – secondo le quali i vaccini comunemente usati per proteggere I bambini da un numero di malattie infettive (tetano, poliomielite, morbillo, etc) sono inutile e/o tossici e/o in grado di causare effetti collaterali gravi come lo sviluppo di autismo o di gravi malattie autoimmune. E’ facile immaginare come queste teorie possano causare una riduzione della copertura vaccinale in una certa popolazione, così riducendo la protezione, attraverso il cosiddetto “effetto gregge”, per coloro che non possono essere vaccinati per motivi medici (ad esempio perché portatori di immunodeficienze).

Ed è proprio a causa di questa potenziale pericolosità delle teorie pseudo-scientifiche che Scienza e Medicina ufficiali hanno il dovere morale di fare una costante e capillare opera di debunking. In questo senso sarebbe anche importante che le principali forze politiche italiane sottoscrivano un patto trasversale per proteggere e sostenere la Scienza e limitare l’operato delle pseudoscienze. Sarebbe soprattutto auspicabile favorire delle legislazioni che controllino l’operato degli pseudo-scienziati. Al contempo, rimane indiscutibile l’importanza di promuovere programmi capillari di formazione e informazione sulla Scienza a livello scolastico, sociale e professionale.

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