di Rossana Berardi e Tania Meletani
Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari
Sezione Clinica Oncologica
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università Politecnica delle Marche
Negli ultimi anni in campo oncologico, grazie alle campagne di screening, si sta assistendo ad un progressivo aumento dell’incidenza delle diagnosi di alcuni tumori in fase precoce (Stadi I-II di malattia). I test di screening sono esami clinico-laboratoristici effettuati sulla popolazione generale che trovano la loro applicazione nella prevenzione secondaria. Questa è per definizione intesa come tutti quegli interventi medici in grado di identificare una patologia in stadio precoce aumentandone le chance di cura.
La prevenzione secondaria non deve essere confusa con la prevenzione primaria (strategie atte a prevenire l’insorgenza della patologia neoplastica) e con la prevenzione terziaria volta all’identificazione precoce della recidiva di malattia e al miglioramento della prognosi. Ad oggi dunque è compito del medico conoscere e prescrivere adeguatamente gli esami di screening e di follow-up in quanto queste indagini clinico-laboratoristiche e strumentali sono in grado di impattare positivamente sulla sopravvivenza dei pazienti.
- Cosa cercare nel soggetto/paziente non oncologico senza fattori di rischio: Test di screening nella popolazione generale
Ad oggi linee guida Nazionali ed Internazionali raccomandano alcuni esami clinico-laboratoristici per l’identificazione di neoplasie in fase precoce; tali indagini sono rivolte ad un numero esiguo di tumori ovvero: carcinoma del colon-retto, il carcinoma mammario e il carcinoma della cervice uterina (Tabella 1). 1-3
Occorre comunque sottolineare che i test di screening, se positivi, necessitano
di indagini di secondo livello.1-5
Tabella 1 – Esami di screening per la prevenzione di patologie oncologiche nella popolazione senza fattori di rischio
- Cosa cercare nel soggetto/paziente a rischio di sviluppare patologia neoplastica: Test di screening nella popolazione con mutazioni genetiche note
L’analisi di fattori ambientali, genetici e l’anamnesi accurata di patologie e trattamenti pregressi dovrebbero sempre essere eseguite in ogni paziente. In presenza condizioni predisponenti lo sviluppo di neoplasie sono necessarie ulteriori indagini di screening. In particolare ad oggi nei casi di mutazioni accertate dei geni Breast Related Cancer Antigens 1 e 2 (BRCA 1- BRCA 2), nella Sindrome di Lynch e nella Poliposi Adenomatosa Familiare vengono raccomandati esami clinico-laboratoristici ed endoscopici periodici (Tabella 2). 6-10
- Cosa non deve essere indagato nel soggetto/paziente non oncologico senza fattori di rischio
Si definisce marcatore tumorale ogni prodotto biochimico, misurabile nei liquidi corporei, potenzialmente correlato alla presenza di una neoplasia o alle modificazioni indotte dalla terapia farmacologica.11 La specificità (escludere la presenza di malattia quando assente) e la sensibilità (capacità di identificare la malattia quando presente) dei marcatori circolanti non garantisce un livello di predittività adeguato. 12-13 Inoltre l’utilizzo di marcatori tumorali sierici come esame routinario di screening è sconsigliato in quanto essi possono essere espressi e rilasciati anche da tessuti e organi in condizioni di normalità o in patologie non neoplastiche. (Tabella 3 e 4). In un’ottica di appropriatezza prescrittiva risulta dunque necessario conoscere le caratteristiche e le funzioni dei marcatori tumorali per valutare di richiederli quando clinicamente utili.14-15
Tabella 3 – Marcatori tumorali: antigeni oncofetali e citocheratine
utilizzo e diagnosi differenziale
Tabella 4 – Marcatori tumorali: ormoni ed enzimi utilizzo e diagnosi differenziale
Il follow-up nel paziente oncologico
Il follow-up dei pazienti affetti da tumore si avvale della diagnostica per immagini, del dosaggio dei marcatori sierici tumorali e di accertamenti endoscopici che variano a seconda della neoplasia diagnosticata (Tabella 5).16-25 L’utilizzo dei marcatori tumorali trova piena indicazione nel monitoraggio del paziente affetto da neoplasia, in particolare suggerisce un’eventuale presenza di malattia residua dopo un intervento radicale o la comparsa di recidiva di malattia, inoltre permette di monitorare il paziente a breve e a lungo termine durante e dopo un trattamento antiblastico.14-15
Tabella 5 – Follow-up nelle principali patologie neoplastiche
Conclusioni
Allo stato attuale sono stati approvati esami clinico-laboratoristici ed endoscopici di screening per la prevenzione secondaria e diagnosi precoce del tumore mammario, dei tumori del colon-retto e della cervice uterina. Considerata la moltitudine di neoplasie ad oggi classificate per le quali non esiste ancora uno screening validato, il ruolo del medico non può esimersi dall’indagare, con anamnesi accurata, fattori predisponenti lo sviluppo tumorale.
Nel follow-up gli esami clinico-laboratoristici, strumentali ed endoscopici nei pazienti con diagnosi tumorale dovrebbe essere modulata in base al rischio di recidiva di malattia.
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