Adoriano Santarelli1, Arianna Mancini2, Francesca Ciarpella3, Stefano Marcelli4
- Direttore ADP, Corso di Laurea in Infermieristica, Polo Didattico di Fermo;
- C.P.S. Infermiera,”U.O.C. Medicina e Chirurgia d’Accettazione e D’Urgenza- Pronto Soccorso”, Asur Marche, AV4, Fermo;
- C.P.S. Infermiera, “Presidio Distrettuale di Montegranaro”, Asur Marche, AV4, Fermo;
- Direttore ADP, Corso di Laurea in Infermieristica, Polo Didattico di Ascoli Piceno
Introduzione.
La violenza sul luogo di lavoro è un fenomeno presente in diversi contesti lavorativi ed in particolar modo lo si è riscontrato anche in sanità1. Questo fenomeno può riguardare fino al 50% dei professionisti sanitari, prevalentemente infermieri2. In Italia, l’articolo 28 del D.Lgs. 81/20083 e la Raccomandazione Ministeriale N. 8/2007 affermano l’importanza di prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, già inseriti nel 2006 tra gli eventi sentinella monitorati dal Sistema Nazionale di Monitoraggio degli Errori in Sanità (SIMES)4. L’incidenza di tali episodi interessa per lo più il Dipartimento di Emergenza – Pronto Soccorso, caratterizzato da un elevato numero di accessi quotidiani che necessitano di una corretta gestione in base alle priorità diagnostico-terapeutiche-assistenziali, generando così, sui professionisti, un notevole impatto emotivo5. Si stima che circa il 70% degli infermieri subiscano giornalmente violenza a causa del loro stretto contatto con pazienti e parenti8 in particolare, l’Emergency Nurses Association, evidenzia che i più vulnerabili sono gli infermieri che svolgono attività di triage7.
Materiale e Metodi
E’ stata effettuata una revisione della letteratura selezionando gli studi negli ultimi anni. Il PICO della revisione è stato definito in:
P: studi condotti su personale infermieristico operante nel DEA- Pronto Soccorso;
I: studi riguardanti la violenza sul luogo di lavoro e la sua prevenzione;
C: non valutato;
O: benessere del professionista, gestione e prevenzione del fenomeno.
E’ stata consultata la banca dati biomedica Pubmed, tra ottobre 2020 e gennaio 2021. La ricerca è stata effettuata utilizzando i termini come “Workplace Violence”, “Emergency Nursing”, “Emergency Service”, “Aggression”, “Nurse”, “Italian Nurse”, “Violence”, “Physical Abuse” combinati tramite operatori booleani AND e OR, selezionando gli studi più recenti ed avvalendosi dei seguenti filtri: studi di trial clinici e review, free full test, condotti su esseri umani e negli ultimi 5 anni. In merito al contesto nazionale è stata inoltre ricercata la letteratura grigia presente sull’argomento tramite il motore di ricerca Google Scholar.
Risultati
Sono stati selezionati 14 studi, secondo i criteri di inclusione ed esclusione. Nello studio di Paravic, et al (2018), condotto in Cile si evince come il 75% del personale infermieristico abbia subito almeno un episodio di violenza verbale rispetto a quella fisica che risulta essere presente nel 19% dei casi8. In altro lavoro, di Shafran, et al (2017), è emerso che in un dipartimento d’emergenza in Israele la violenza sugli infermieri da parte di pazienti e familiari è pari al 92% dei casi, con una frequenza maggiore rispetto agli altri reparti indagati9. In un recente articolo di Shin, et al (2017), è risultato che l’incidenza della violenza è nel 65% dei casi verbale e nel 12% fisica. Nello specifico, l’82% degli infermieri, di cui il 70% con esperienza lavorativa 5-20 anni nel dipartimento d’emergenza, ha subito violenza verbale. Nello specifico, è stata riscontrata un’elevata percentuale, pari al 65%, di episodi di violenza dopo un tempo di contatto con il paziente di almeno 6-8 ore10. Nello studio di Hamdan, et al (2015), svolto in Palestina, risulta che 82% dei sanitari ha subito violenza e nello specifico della professione infermieristica il 40,4% è incorso in violenza fisica mentre il 70% verbale11. In altro articolo di Pekurinen, et al (2017), l’81% degli operatori ha subito almeno una volta in un anno episodi di violenza. In particolar modo la violenza verbale è stata presente nel 75% dei casi mentre quella fisica nel 47%. In reazione al benessere del sanitario, la ricerca ha mostrato come il 79% di essi abbia sviluppato disturbi psicologici e il 61% disturbi del sonno12. Con lo studio di AlGhabeesh SH, et al (2019), condotto in Giordania, è emerso che il 90% dei sanitari è stato vittima di bullismo e il 61% ha riferito una riduzione della propria produttività e qualità delle cure erogate13. Il lavoro di Stene, et al (2015), ha sottolineato l’importanza di sviluppare uno strumento di segnalazione di violenza e un programma formativo per gli operatori del dipartimento d’emergenza. È risultato che la percezione della violenza sul luogo di lavoro è migliorata e con essa la sua segnalazione (31% nel pre-sondaggio, e 43% nel follow up)14. Nell’articolo considerato, redatto da Wong AH, et al (2015), si è evidenziata la necessità di sviluppare un corso di formazione interprofessionale focalizzato sul lavoro di squadra, attraverso la simulazione migliorando l’atteggiamento del personale15. Con il lavoro di Ferri, et al (2016), condotto nell’Ospedale Generale di Modena, il 45% dei professionisti ha segnalato tale fenomeno e le aggressioni più frequenti sono state subite da infermiere (67%), operatori di supporto (18%), medici (12%) e altre figure 3%. Dai questioni esaminati, è emerso che il personale sanitario con riferito almeno un episodio di violenza è rispettivamente in ambito psichiatrico l’86%, in pronto soccorso il 71% e nei reparti geriatrici (medicina interna e cardiologia) il 57%. Gli aggressori più frequentemente erano maschi mentre i professionisti aggrediti più spesso erano femmine. La violenza verbale (51%) è stata spesso commessa da persone in uno stato di coscienza lucido e normale; la violenza fisica (49%) è stata più spesso perpetrata da aggressori affetti da demenza, ritardo mentale, abuso di droghe e sostanze o altri disturbi psichiatrici16. In merito al contesto nazionale è stata anche eseguita un’analisi della letteratura mediate motore di ricerca google scholar e sono stati selezionati 4 studi. Nello studio di Cannavò, et al (2017), svoltosi nell’Ospedale S. Pertini di Roma emerge come il genere femminile sia più esposto a fenomeni di aggressioni verbali e nel complesso il 64% degli intervistati ha riportato esperienze di aggressioni sia verbali che fisiche. I fattori di rischio sono costituiti da una combinazione di elementi diversi (68% dei casi), mentre specifici fattori, sono legati alle aspettative dei familiari (10%), ai lunghi tempi d’ attesa (10%), e alle barriere linguistiche/culturali (4%). La maggior parte degli operatori (67%) riferisce di essere stato in grado di riconoscere i primi segnali della violenza e il setting a maggior incidenza risulta essere il triage17. Nell’articolo di Becattini, et al (2007), si sono rilevati casi di aggressione verbale e fisica in 15 strutture di Pronto Soccorso di 14 regioni italiane: il 90% degli infermieri intervistati riferiscono di essere stati aggrediti verbalmente o di aver assistito ad aggressioni nei confronti di colleghi (95%); il 35% del campione ha subito atti di violenza fisica, il 52% ne è stata testimone; il 31% degli infermieri ha avuto bisogno di cure mediche a causa di un’aggressione, con prognosi fino a 5 giorni (13%), da 5 a 15 giorni (11%) o superiore a 15 giorni (6%)18. In altro lavoro di Ramacciati, et al (2013), si sono analizzate le brevi interviste semi-strutturate e le schede di segnalazione delle aggressioni compilate dal personale infermieristico operante nel Pronto Soccorso di Perugia. Sono stati segnalati 20 eventi violenti e il 26% del personale aggredito è infermieristico. Nel 90% dei casi si è trattato di violenza verbale e nel 10% fisica19. Nell’ultimo considerato, redatto da Gravante, et al (2020), condotto in Campania, il 48,2% dei rispondenti riferisce di aver subito nell’ultimo anno di servizio episodi di violenza verbale, il 21,7% di aver subito entrambe le modalità di aggressione (sia verbale e che fisica), l’1,2% violenza fisica, mentre il 28,9% dichiara di non aver subito violenza20.
Discussione
Dagli articoli considerati, è emerso che gli infermieri d’emergenza sono più esposti ad episodi di violenza verbale poiché sono spesso in contatto diretto con i pazienti e i loro familiari; inoltre, sono più soggetti all’instaurazione di problematiche mentali e disturbi del sonno rispetto ad infermieri di altri reparti. La letteratura analizzata sottolinea l’importanza dell’educazione interprofessionale e della formazione come strumento di segnalazione e di supporto al professionista al fine di garantire un ambiente più sicuro per il personale e per i pazienti del dipartimento d’emergenza. In Italia, l’incidenza degli episodi di violenza verbale riguarda maggiormente il genere femminile e chi aggredisce è per lo più una persona lucida e cosciente; d’altra parte la violenza fisica è messa in atto da soggetti affetti da demenza, ritardo mentale, abuso di sostanze o altri disturbi psichiatrici. I fattori scatenanti tali fenomeni sono soprattutto legati alle aspettative dei familiari, ai lunghi tempi d’ attesa e alle barriere linguistiche/culturali.
Conclusioni
La revisione della letteratura internazionale e nazionale effettuata ha evidenziato come il fenomeno della violenza sul luogo di lavoro, nello specifico in pronto soccorso, sia molto frequente. In particolare, nel contesto italiano, emerge come tali episodi siano ad oggi ancora poco segnalati. Obiettivo della Clinical Governance è sensibilizzare i professionisti sanitari alla segnalazione ed attuare un piano formativo per agire in termini di corretta gestione e prevenzione degli eventi.
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