Il CdL in Educazione professionale alla luce dei processi di apprendimento del tirocinio

Daniela Saltari
Direttrice ADP del CdL in Educazione Professionale
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche

Abstract.
L’articolo intende presentare brevemente la storia del CdL in Educazione Professionale,  attivo presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dall’a.a. 2005/2006,  e la sua evoluzione attraverso l’attività di Tirocinio. Il CdL forma operatori della relazione di  aiuto con competenze psico-socio-sanitarie, che erogano le loro prestazioni nei processi riabilitativi rivolti ad utenti in situazioni problematiche relative a fragilità sociali, nei settori della disabilità psicofisica e sensoriale, tossicodipendenza e dipendenza patologica, salute mentale, anziani non autosufficienti, minori a rischio di emarginazione e devianza. La complessità degli  stati patologici degli utenti, trova nella figura dell’Educatore Professionale sociosanitario e quindi nella sua formazione universitaria, un  supporto specializzato in ambito  sanitario e psicopedagogico.
Il Tirocinio con le sue declinazioni si rivela il luogo privilegiato di apprendimento dall’esperienza, dove l’applicazione delle conoscenze e l’integrazione teorico- pratica , definiscono una figura sempre più rispondente alle necessità attuali dei Servizi riabilitativi ed ai  bisogni degli utenti e dei loro familiari.

Il CdL in Educazione Professionale nasce presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona nell’a.a. 2005/2006, condividendo parzialmente il percorso formativo con il CdL per Assistente Sociale della Facoltà di Economia dell’Università Politecnica  delle Marche, in un progetto pedagogico orientato all’integrazione sociosanitaria, fortemente voluto dall’allora Presidente del CdL Prof. Francesco Di Stanislao, che ha presieduto il Corso fino al 2016.

Tale progetto concepiva e strutturava una formazione di base dei due profili professionali destinati a collaborare nelle future sedi operative in una dimensione orientata al continuo interscambio tra struttura e territorio, tra individuo e Comunità, quindi tra dimensioni sociali e sanitarie. “La qualità dell’assistenza sanitaria, infatti”, come afferma Avedis Donabedian, “dovrebbe presupporre una relazione predeterminata tra struttura, processo e risultato, poiché la struttura influenza i processi e questi ultimi il risultato”.

Configurare un’offerta formativa in tal senso, significava creare dei presupposti strutturali che avrebbero potuto influenzare la qualità delle cure a livello di accessibilità, clima  e performance educative e riabilitative dei processi nei Servizi Riabilitativi.

La prima classe di 40 studenti  viene ospitata presso gli spazi della Fondazione Colocci di Jesi, e successivamente, transitando anche per le aule della Facoltà di Economia, troverà la sua collocazione definitiva presso la sede della Facoltà di Medicina di Ancona, abbandonando la proposta di interfacoltà a causa della sospensione del CdL per Assistente Sociale.

Un evento formativo progettato dal CdL, denominato “Insieme Siamo Speciali” rappresenta uno degli esiti più tangibili del percorso di integrazione sociosanitaria.

In questo evento, svoltosi in data 11 Settembre 2009 presso il Casale Primavera di Senigallia, patrocinato dall’Università Politecnica delle Marche, Regione Marche, Dipartimenti di Salute Mentale dell’Asur Marche, Tavolo Regionale per la Salute Mentale, Associazioni dei Familiari per la Salute Mentale e  Unasam, partecipano gli studenti del CdL, che esploreranno in questa sede alcune delle competenze basilari del Tirocinio e della futura professione, alcuni Referenti regionali, Operatori dei Dipartimenti di Salute Mentale,  Familiari delle Associazioni degli utenti, Docenti del CdL, Responsabili dei Servizi ed Utenti.  La giornata si svolse in una sinergia densa di confronti, proposte ed attività organizzate dagli studenti  insieme agli utenti, dando luogo ad un forte senso di connessione ed uguaglianza tra i partecipanti, uniti da un reale desiderio di condivisione, in un clima orientato ad una fiducia collaborativa, tra portatori di bisogni, operatori, familiari, Università ed istituzioni politiche.

Presente fin dal suo nascere, la scrivente Direttrice ADP Dr.ssa Daniela Saltari ha potuto contribuire all’evoluzione del CdL nel tempo, fino agli incisivi cambiamenti odierni a causa della pandemia da Covid 19.

Il CdL in Educazione Professionale forma la figura oggi denominata Educatore Socio Sanitario, figura definita dalla legge italiana attraverso il Decreto del Ministero della Sanità 8 ottobre 1998 n. 520, un operatore con profilo sanitario e sociale, che opera in ambito educativo e riabilitativo; dall’anno 2019 la figura dell’Educatore Professionale è tutelata dall’istituzione di un Albo professionale all’interno dell’Ordine dei TSRM.

L’Educatore Professionale è un professionista della relazione di aiuto, esperto nei processi comunicativo-relazionali e nella progettazione, gestione ed attuazione di interventi educativi e riabilitativi rivolti a persone di ogni età, in situazioni problematiche relative a fragilità sociali, nei settori della disabilità psicofisica e sensoriale, tossicodipendenza e dipendenza patologica, salute mentale, anziani non autosufficienti, minori a rischio di emarginazione e devianza.

L’Educatore Professionale è un operatore con competenze psico-socio-sanitarie che attraverso conoscenze scientifiche nella dimensione riabilitativa accompagna e sostiene la persona nel recupero e sviluppo delle sue potenzialità, attraverso un percorso di cambiamento finalizzato ad uno sviluppo equilibrato della personalità e al miglioramento della qualità della vita; può intervenire in contesti sociali, comunitari, familiari, attivando risorse e contrastando disuguaglianze che possono influire negativamente sullo stato di salute dell’individuo.

Le competenze metodologiche di tipo sociale e sanitario della figura,  pongono l’Educatore Professionale costantemente impegnato nella strutturazione di setting  comunicativo-relazionali volti a stimolare la soggettività dell’utente per una rifondazione identitaria, unitamente alla progettazione di attività mirate finalizzate all’apprendimento e potenziamento di abilità e risorse.

La competenza relazionale risulta essere la base dell’esperienza formativa universitaria, che deve coniugarsi, data la complessità dell’incontro con utenti portatori di gravi patologie invalidanti, con un sapere teorico maturato durante l’apprendimento didattico, e che obbliga lo studente a porsi non solo come fruitore della formazione ma come soggetto attivo nella costruzione di una cultura educativa personalizzata e soggettivante. Questo processo di costruzione della futura identità professionale è garantito dal percorso di Tirocinio, che si declina come attività formativa fondamentale, luogo e tempo di apprendimento dall’esperienza e possibilità di sviluppo di una competenza riflessiva orientata agli obiettivi dell’annualità.

La matrice pedagogica della professione si declina nella formazione attraverso gli insegnamenti dei moduli didattici dedicati e attraverso l’intero percorso di Tirocinio, dove l’incontro con i sistemi complessi e con le variabili dei servizi sanitari e sociosanitari che accolgono utenti con patologie conclamate, obbligano lo studente in formazione ad una lettura costante del contesto e dei processi organizzativi che in esso si compiono, accettando le sfide attraverso lo sviluppo di un’attitudine comunicativa che  fiorisce in una crescente  e costante assunzione di responsabilità e prossimità empatica ai bisogni dell’utente.

Il Tirocinio pratico viene realizzato con il supporto delle strutture sanitarie convenzionate del Servizio Sanitario Regionale e strutture selezionate del privato sociale accreditato.

La multiformità delle prestazioni erogate nelle Strutture Riabilitative e le variabili in campo orientano le skills dello studente nel percorso di Tirocinio verso metodiche di osservazione sistematica e partecipata del contesto, nella elaborazione e valutazione di ipotesi programmatiche e progettuali.

La figura dell’Educatore Professionale, inscritta in una trama ad elevato coinvolgimento emotivo, si pone in una dimensione di grande complessità per la contemporaneità della presenza delle seguenti funzioni:

a) funzione relazionale intenzionale, in cui lo studente deve porsi in costante auto-osservazione

b) attuazione della competenza riflessiva sul personale vissuto controtransferale con l’utente

c) attività di coinvolgimento nel costruire e processare il rapporto di fiducia

d) valutazione del livello di compliance sviluppato dall’utente

e) decodifica, individuazione dei bisogni

f) strutturazione attraverso assessment educativo e diagnostica educativa

g) formulazione di ipotesi programmatiche e progettuali

h) elaborazione di attività progettate individualizzate per singoli o gruppi

i) attuazione del progetto educativo riabilitativo individualizzato

l) valutazione e verifica

m) attività con familiari

n) attività in équipe

o) attività con referenti istituzionali ed extraistituzionali

p) attivazione di risorse territoriali

Per questo la formazione contestualizzata del percorso di Tirocinio, che permette allo studente di conoscere la realtà dei Servizi sperimentando l’applicazione delle conoscenze metodologiche sul campo, si declina nelle proposte di apprendimenti per differenti e graduali livelli di profondità.

Gli utenti che l’Educatore Professionale incontra sono portatori di stati patologici e  grandi sofferenze,  di narrazioni interrotte, di cui l’  Educatore Professionale si fa portavoce, testimone e biografo con il suo pronunciarsi accanto, contribuendo con la sua presenza professionale alla lotta allo Stigma e all’inclusione sociale, partendo da una presa in carico in équipe all’interno dei Servizi e nella Comunità,  deontologicamente proiettato nella difesa dei diritti di cittadinanza degli utenti diversamente abili, e idealmente coinvolto nella capacità di garantire loro potere contrattuale.

La dimensione personale nella formazione degli studenti del CdL è quindi sostanzialmente stimolata dall’oscillazione continua propria dell’esercizio professionale tra appartenenza alla dimensione soggettiva ed intersoggettiva dell’esperienza di incontro con l’Altro (l’utente) e la dimensione sociale di individuazione, progettazione e attivazione di risorse personali, familiari, comunitarie e territoriali.

Come scrive Edgar Morin….”la relazione con l’altro è inscritta virtualmente nella relazione con se stesso: il tema arcaico del doppio, così profondamente radicato nella nostra psiche mostra che ciascuno porta in sé un ego alter ( Io stesso altro) nel contempo estraneo e identico a sé. (Sorpresi davanti ad uno specchio, ci sentiamo estranei a noi stessi pur riconoscendoci.) E’ perché portiamo in noi questa dualità nella quale “Io è un  altro” che possiamo, nella simpatia, nell’amicizia, nell’amore, introdurre ed integrare l’altro nel nostro io.”

Il percorso di esplorazione dell’altro e di sé (Altro di sé e Altro da sé) che intraprende lo studente nel Tirocinio, si declina come processo di coesplorazione e “coevoluzione in profondità”, in cui la dimensione soggettiva ed i fattori ambientali emergono da un continuo ed orientato processo di sviluppo che genera habitat portatori di senso identitario, creando una competenza fondamentale: la strutturazione di setting di apprendimento dall’esperienza per il miglioramento della qualità della vita nella quotidianità degli utenti, partendo dall’individuazione dei bisogni della persona in riferimento allo sviluppo di senso di identità, appartenenza  e relazione.

L’orientamento alla strutturazione delle competenze presuppone un processo continuo di integrazione, che conduce ad un agire consapevole e professionale: il livello di performance educativa si pone come indicatore principe nella valutazione di processo e di esito degli apprendimenti attraverso un monitoraggio che si avvale per tutta la durata del triennio di incontri dedicati alla supervisione educativa condotti dalla Direttrice ADP, unitamente alla compilazione da parte dello studente della modulistica a supporto degli obiettivi dell’annualità.

Competenza di performance che sottende ad un costrutto multidimensionale, comprensivo cioè di attitudine, capacità, conoscenze, abilità e modi di essere.

La peculiarità del Tirocinio del CdL in Educazione Professionale è infatti quella di stimolare il potenziale di ciascun soggetto; il sapere, il saper essere, il saper fare implicano un saper divenire, che si traduce nella possibilità per lo studente di mettersi in gioco, condividendo il cambiamento possibile, il proprio e quello migliorativo degli utenti.

Attraverso il percorso di Tirocinio lo studente inizia a costruire spazi e tempi di riflessione educativa che gli consentono di apprendere gradualmente ed applicare gli strumenti della diagnostica educativa, attuando  le competenze relative a:

a) capacità di lettura, decodificazione del caso clinico, individuazione delle risorse

b) capacità di valutare e definire gli obiettivi educativi

c) capacità di strutturare una performance della metodologia educativa

d) capacità di applicare una riflessione critica, valutando l’intervento e l’adeguatezza della mission professionale

Le tre aree che Guilbert indica, intellettuale comunicativa e gestuale, attraverso le quali si declina lo sviluppo delle competenze, sono esplorate all’interno del percorso di Tirocinio da un’offerta formativa che spazia da:

1) una sollecitazione costante sulla riflessione ed il monitoraggio della personale motivazione, sine qua non della formazione e della futura professione nella relazione di aiuto, integrata e trasformata dalle esperienze metodologiche sul campo, supportate da:

a) incontri di supervisione educativa condotti dalla Direttrice ADP

b) confronto costante con le guide di Tirocinio nelle sedi assegnate

b) confronto costante con le guide di Tirocinio nelle sedi assegnate

c) supporto del Tutor universitario

d) presenza di Educatori Professionali coinvolti nella funzione di guide di Tirocinio in qualità di Docenti Med 48 (Metodologia dell’Educazione Professionale

e) orientamento ad un clima didattico di confronto ed integrazione attraverso l’aderenza dei contenuti degli insegnamenti agli obiettivi di Tirocinio e alle competenze della professione

f) consegne di elaborazione scritta e condivisa in gruppo delle esperienze di Tirocinio

g) possibilità di confronto individuale con i referenti universitari del Tirocinio

2) esplorazione dell’aspetto immaginativo-fantasmagorico attraverso visione di filmati e rielaborazione orientata ai temi metodologici educativi

3) incontri seminariali condotti da esperti dei settori d’intervento dell’Educatore Professionale

4) lezioni metodologiche interattive ed approfondimenti tematici

5) supervisione educativa ai casi clinici attraverso il vissuto personale  per consentire una rielaborazione dell’esperienza delle proprie reazioni conseguenti all’impatto, teorico e pratico, con i diversi settori di intervento; elaborazione che viene attuata attraverso le fasi narrativa, riflessiva, di confronto e condivisione, elaborazione, propositiva, descrittiva ed espositiva

6) rilevazione dei contenuti principali delle esperienze di Tirocinio

7) elaborazione attraverso simulate e role playing

8) esplorazione delle dimensioni e delle dinamiche gruppali

9) visite guidate nelle strutture sedi di Tirocinio

10) viaggi di istruzione in contesti di apprendimento culturale educativo-riabilitativo

11) esplorazione delle dimensioni psicocorporee

12) integrazione formativa con l’offerta ADE- Corsi monografici ( Le metodologie di intervento nel lavoro con i gruppi: la mutualità come risorsa” “ L’approccio psicocorporeo nel trattamento delle disabilità: la disciplina della Danza Movimento Terapia” etc)

13) formazione teorico pratica di alcune discipline delle Arti Terapie ( DanzaMovimentoTerapia, Musicoterapia, Teatro)

14) lavoro sull’assessment educativo, sulla progettazione e sull’analisi di casi clinici.

Gli studenti frequentano nel triennio, come descritto nel Regolamento di Tirocinio, complessivamente tre settori e tipologie di strutture ed utenti.
Il Tirocinio pratico impegna gli studenti in attività che garantiscono l’acquisizione di 60 CFU:

I anno di corso: 15 CFU ( pari a 375 ore ) di cui 280 ore di Tirocinio pratico , 70 ore di didattica seminariale, 25 ore di supervisione del Tirocinio;
II anno di corso: 20 CFU ( pari a 500 ore ) di cui 475 ore di Tirocinio pratico,  25 ore di supervisione del Tirocinio;
III anno di corso: 25 CFU ( pari a 625 ore ) di cui ore 600 di Tirocinio pratico,  25 di supervisione del Tirocinio.

Con il tempo si è delineato un circolo virtuoso che ha trovato  una reale espressione nei primi tre Convegni organizzati dal CdL grazie all’attuale Presidente Prof. Bernardo Nardi, che ha visto coinvolti i Responsabili dei Servizi, gli Educatori Professionali guide di tirocinio, portatori di una cultura  elaborata attraverso la docenza universitaria, studenti del triennio, laureati del CdL e operatori dei Servizi.

I Convegni si sono svolti presso l’Auditorium Montessori della Facoltà di Medicina e Chirurgia a partire dall’anno accademico 2016 /2017 ed hanno visto la partecipazione di circa 180 iscritti per edizione: (“Prima giornata marchigiana dell’Educazione Professionale, 31 Marzo 2017 “Educazione e Riabilitazione in Psichiatria; “Seconda giornata marchigiana dell’Educazione Professionale; nei giorni 27 28  Marzo 2018 “Salute Mentale e Territorio”; “Terza giornata marchigiana dell’Educazione Professionale, nei giorni 29  Marzo 2019 “I luoghi del prendersi cura: la figura dell’Educatore Professionale nell’integrazione sociosanitaria).

Nel Tirocinio del 1° anno lo studente viene guidato a perseguire i seguenti obiettivi formativi:

  • conoscere le principali tipologie di utenza dei servizi socio-sanitari e socio-educativi di competenza della professione di Educatore professionale;
  • conoscere i servizi socio-sanitari e socio-educativi nel loro assetto organizzativo e funzionale;
  • osservare e conoscere le competenze professionali esercitate dagli Educatori professionali nei diversi settori di attività;
  • osservare e conoscere le competenze delle altre professionalità presenti nel Servizio;
  • sperimentare la relazione con i fruitori dei servizi;
  • esplorare ed elaborare la personale dimensione motivazionale conseguente all’esperienza con l’utenza.

Gli obiettivi specifici mirano allo sviluppo delle seguenti competenze:
capacità dello studente di inserirsi nel Servizio, capacità di stabilire un rapporto con gli operatori, di relazionarsi con gli utenti e acquisizione di responsabilità.

Nel Laboratorio professionale di Tirocinio del 1° anno si esplora la fase dell’osservazione e la fase iniziale della relazione educativa.

Nel 2°anno lo studente viene guidato a perseguire i seguenti obiettivi formativi:

  • sperimentare nella pratica professionale l’applicazione delle acquisizioni teoriche di base dell’Educatore professionale;
  • conoscere le procedure e la modulistica in uso nel Servizio e la loro applicazione;
  • acquisire la terminologia di base per un corretto rapporto multidisciplinare nelle riunioni di èquipe;
  • saper utilizzare le fonti bibliografiche ed informative, comprese le reti telematiche, per acquisire le conoscenze e la legislazione di riferimento per l’Educatore Professionale;
  • esplorare la dimensione relazionale intenzionale dell’intervento educativo nel rapporto con l’utenza;
  • rielaborare le proprie reazioni conseguenti all’impatto, teorico e pratico, con il settori di intervento;
  • elaborare e svolgere un progetto educativo-riabilitativo rivolto a singoli e/o al gruppo concordato con il proprio referente.

Gli obiettivi specifici mirano allo sviluppo delle seguenti competenze:
utilizzo della relazione educativa finalizzata alla elaborazione del progetto, utilizzo degli strumenti della Metodologia educativa professionale, strutturazione di un assesment educativo progettazione educativa, comunicazione e valutazione degli interventi in èquipe.

Il Laboratorio professionale del 2° anno di Tirocinio è incentrato sulla progettazione educativa.
Nel Tirocinio del 3° anno lo studente viene  guidato a perseguire i seguenti obiettivi formativi:

  • approfondire la conoscenza dei servizi nel loro assetto organizzativo e funzionale;
  • approfondire l’elaborazione, attuazione e verifica di un progetto educativo individuale e /o di gruppo concordato con il proprio referente;
  • approfondire gli aspetti relazionali con i fruitori dei servizi sulla base degli obiettivi del progetto degli interventi educativi;
  • applicare le competenze educative maturate a fianco di operatori professionalmente qualificati;
  • strutturare una valutazione di processo e di esito degli interventi educativi svolti.

Per il raggiungimento degli obiettivi, lo studente dovrà quindi incentivare le seguenti competenze:

  • collaborare con l’equipe del Servizio ospitante
  • assumere la responsabilità nel proporre, attuare e verificare un progetto educativo dimensionato alle competenze professionali acquisite nel triennio;
  • saper operare una lettura delle dinamiche relazionali ed istituzionali (contesto)
  • compilare un assessment educativo saper individuare e valutare il fabbisogno educativo-riabilitativo degli utenti e del Servizio.

Il Laboratorio professionale di Tirocinio del 3° anno è incentrato sulla valutazione educativa.

Il processo di Tirocinio così delineato genera una competenza integrata, che permetterà allo studente futuro professionista di trasmettere agli utenti che incontrerà nel lavoro la possibilità di apprendimento, di crescita, e di accedere ai processi riabilitativi, in una dimensione transizionale che mira alla trasformazione delle attitudini in competenze.

La fluidità e l’articolazione proprie del  percorso di Tirocinio, riadattato nel biennio    2020-2021 a causa della pandemia Covid 19, attraverso una moltiplicazione esponenziale degli incontri da remoto, svolti su piattaforme dedicate, la partecipazione alle lezioni ed il coinvolgimento di un numero maggiore di esperti  dei settori di intervento, delle guide di tirocinio, un aumento di approfondimenti tematici richiesti dagli studenti, la proposizione e strutturazione di questionari da sottoporre ai Servizi ospitanti, hanno generato a vari livelli nuove possibilità di resilienza negli studenti e sicuramente anche in noi Docenti.

Bibliografia

Bettelheim Un genitore quasi perfetto Feltrinelli 1987
Brunori P. Poffa F. Peirone M. Ronda L. La professione di educatore Carocci 2001
Canevaro A. Chieragatti A. La relazione d’aiuto. L’incontro con l’altro nelle professioni educative. Carocci 1999
Czerwinsky L. Domenis  Grassilli B. Nuovi contesti della formazione Franco Angeli 2005
Demetrio D. Educatori di professione  La Nuova Italia 1999
Donabedian A.Il Maestro e le margherite La qualità dell’assistenza sanitaria Il Pensiero Scientifico Editore 2010
Ingold T. Ecologia della cultura Meltemi.edu  2001
Ministero della sanità Decreto  520 1998
Morin E. Il metodo L’identità umana. Raffaello Cortina editore 2002
Nardi B. Organizzazioni di personalità normalità e patologia psichica 2° edizione Collana Les Observateurs by Istituto Itard 2020
Guilbert J.J. Guida pedagogica per il personale sanitario 4° edizione a cura di G. Palasciano e A. Lotti Edizioni dal Sud 2002
Winnicot D. W. Gioco e realtà Armando 1974

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