Rodolfo Montironi
Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica, Sezione Anatomia patologica
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche.
Nel novembre 1970 iniziavano, nel Palazzo della Provincia in Piazza Roma divenuto poi sede rettorale, le prime lezioni della neo Università di Ancona. Tra i primi studenti iscritti, al numero 59 il nostro Rodolfo Montironi che in questi giorni compie, come la Facoltà, cinquant’anni di vita accademica, vissuta con amore, sacrificio, determinazione e dedizione totali, un percorso iniziato da Studente e che l’ha portato a raggiungere, sempre a partire dalla nostra Facoltà, le alte vette della ricerca internazionale. Lascia l’insegnamento e lascia un Istituto che, grazie anche all’aiuto di valorosi Collaboratori, è oggi una realtà di alta formazione universitaria e punto di riferimento internazionale, soprattutto per la Patologia nefrourologica. Siamo certi che anche in futuro ed in altre sedi il Prof. Montironi continuerà a diffondere tra gli Studiosi che lo seguiranno il suo amore per la cultura e la sua fede nella ricerca.
Marcello M. D’Errico Giovanni Danieli
Era il 1970 ed il giorno 26 Settembre diventai la matricola n. 59 del I° Anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Ancona (Figura 1) che ebbe la sua prima sede nel Palazzo della Provincia in Piazza Roma. Incontrai per la prima volta il microscopio, che sarebbe diventato un mio compagno di vita, durante le esercitazioni di istologia che si tennero negli scantinati dello stesso palazzo. Era un piccolo microscopio con visione monoculare (Figura 2).
Nell’anno 1973, la Anatomia Patologica di Ancona fu riconosciuta come struttura assistenziale indipendente a direzione universitaria. In precedenza, fin dagli anni ’30, l’Anatomia Patologica era stata una sezione del Laboratorio Analisi dell’Ospedale Umberto I. Il primo Direttore fu il Prof. Tommaso Mancini, proveniente dalla Università di Sassari, coadiuvato dal dr. Vincenzo Eusebi, giovane assistente universitario appena rientrato dal training ricevuto presso l’Hammersmith Hospital di Londra (sotto la guida del Prof. John Azzopardi).
Nel 1974, il Prof. Mancini fu chiamato a dirigere l’Anatomia Patologica di Bologna ed il dr. Eusebi lo seguì. Il nuovo Direttore della Anatomia Patologica divenne il Prof. Gian Mario Mariuzzi, già Primario del Servizio di Anatomia Patologica dell’Ospedale Civile di Rovigo e affiliato alla Università di Ferrara per la sua attività universitaria connessa con la libera docenza. Era accompagnato dal dr. Carlo Alberto Beltrami, assistente universitario proveniente dalla Università di Ferrara. Il Professor Mariuzzi aveva conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso la Università di Bologna ed il Professor Mancini era stato suo compagno di corso.
La prima sede della attività assistenziale e di ricerca dell’Anatomia Patologica diretta dal Prof. Mariuzzi fu identificata in una palazzina dell’Ospedale Oncologico a Posatora, staccata dal corpo principale dell’Ospedale e vicino alla camera mortuaria. La sede potrebbe essere definita con termine anglosassone, come “Basement” (seminterrato).
In quella sede, nel 1973, assistetti per la prima volta, da studente, ad un riscontro diagnostico e questo episodio indirizzò poi tutte le mie scelte future.
Nel 1975 frequentai assiduamente le lezioni del Prof. Mariuzzi e divenni studente interno, contemporaneamente con Marina Scarpelli. Ricordo ancora due argomenti che mi interessarono particolarmente: la nefropatologia e i tumori della vescica. Della nefropatologia apprezzai l’approccio alla identificazione delle lesioni elementari come base alla diagnosi della glomerulopatie. Ancora oggi seguo lo stesso metodo nelle mie lezioni agli studenti di Medicina. I tumori della vescica erano a quel tempo un argomento attuale perché era appena stata pubblicata la classificazione delle forme papillari. Le lezioni mi permisero di comprendere la morfologia delle lesioni e il loro significato clinico e furono lo spunto, negli anni seguenti, per proporre e pubblicare una nuova classificazione i cui contenuti erano presenti nel successivo aggiornamento dell’OMS.
Il corso di Anatomia Patologica era suddiviso in due anni. Alla fine del primo anno si sosteneva un ‘colloquio’ al quale lo studente doveva risultare ‘idoneo’ per poter accedere all’esame finale al V anno. Al ‘colloquio’ il Prof. Mariuzzi mi chiese di descrivere la morfologia delle cellule giganti plurinucleate nelle diverse malattie granulomatose. Non sapevo, a quel tempo, che la cellula gigante nella sarcoidosi fosse diversa da quella nella tubercolosi! Fui giustamente giudicato ‘non idoneo’. La volta seguente superai senza problemi il colloquio e, nella prima sessione disponibile, anche l’esame finale. Mentre scriveva il voto sul mio libretto il Prof. Mariuzzi disse: “sei stato molto bravo, ma non ti darò la lode perché non voglio dare l’impressione che io favorisca gli studenti interni”!
A Luglio del 1976 fui parte del gruppo dei primi 13 laureati in Medicina e Chirurgia della Università di Ancona (Fig. 3) discutendo, relatore il prof. Mariuzzi, una tesi sulla patologia epatica nella talassemia minor. Uno dei punti fondamentali era che l’accumulo di emosiderina nel fegato induceva la cirrosi epatica nei soggetti talassemici, politrasfusi per l’anemia. Il Prof. De Martinis, Clinico Medico, mi fece una domanda alla quale non seppi rispondere (Fig. 4). Nonostante questo non venni penalizzato e, dopo la laurea, pubblicai la mia tesi su una rivista “minore” in lingua italiana: Il Bollettino della Casa Sollievo della Sofferenza! Fu il mio primo lavoro e l’inizio della mia carriera universitaria (Fig. 5).
Due giorni dopo il conseguimento della laurea, era il 18 Luglio del 1976, venni assunto come Tecnico Laureato dalla Università di Ancona in servizio presso la Anatomia Patologica. Si era in attesa della riforma del sistema universitario italiano e, in assenza di nuovi posti di assistente (i futuri ricercatori), venivamo assunti come Tecnici Laureati. Ricordo con piacere che un tecnico laureato in servizio presso la Facoltà di Ingegneria a quel tempo era Marco Pacetti il quale sarebbe stato eletto Rettore negli anni seguenti.
La mia prima esperienza didattica fu nel Settembre del 1976 e cominciò con una ‘esercitazione’ al microscopio per gli studenti di Anatomia Patologica nel Corso di Laurea di Medina. Dovevo mostrare dei preparati istologici relativi a patologia tiroidea. Probabilmente non fui molto “convincente” e non riuscii a rispondere in maniera accurata a tutte le domande degli studenti. Sicuramente l’inesperienza ebbe un ruolo ma, come rilevò il prof. Mariuzzi, probabilmente non mi ero preparato abbastanza bene. La lezione che imparai allora e che ho considerato valida in tutta la mia vita lavorativa è che la didattica non si improvvisa e bisogna prepararsi in maniera coscienziosa nel rispetto degli studenti e della propria etica professionale.
Negli anni seguenti (1977-1979) la ‘scuola’ di Anatomia Patologica di Ancona diretta dal Prof. Mariuzzi e la ‘scuola’ di Bologna diretta dal Prof. Mancini continuarono ad interagire strettamente.
Durante una della sue visite in Ancona, avevamo condiviso con il prof. Mancini un caso complesso e lui aveva fatto diagnosi di paraganglioma gangliocitico del duodeno. In seguito lo pubblicai come ‘case report’ in lingua inglese e fu il mio primo lavoro comparso su PubMed (Beltrami CA, Montironi R, Cinti S. Gangliocytic paraganglioma of the duodenum: case report. Tumori. 1980 Oct 31;66(5):637-41).
Sull’esempio del Dr. Eusebi, che era entusiasta del suo soggiorno di formazione a Londra, frequentai il DCP course all’Hammersmith Hospital, sotto la guida del Prof. Azzopardi. Il corso era pensato per formare i patologi che, con un esame molto selettivo, sarebbero successivamente stati ammessi al Royal College of Pathologists (Fig. 6). Contemporaneamente con me, Marina Scarpelli era in Gran Bretagna per un training avanzato in neuropatologia. Negli anni successivi tornai più volte insieme a Marina a frequentare l’Anatomia Patologica dell’Hammersmith per completare il training, ma quel primo soggiorno influenzò profondamente la mia vita professionale e mi permise di entrare a far parte del piccolo ‘gruppo’ dei patologi italiani che avevano ricevuto la stessa formazione. Il dr. Eusebi era uno dei membri più attivi e sia io che altri patologi del nostro staff abbiamo sempre conservato un rapporto molto stretto con lui che è stato sempre per noi un riferimento diagnostico, in particolare nel campo della patologia della mammella e della cute.
Nel 1979 eravamo in attesa della riforma universitaria ed io ero fiducioso che avrei fatto carriera universitaria. Non furono subito chiari i criteri che sarebbero stati adottati e le caratteristiche del CV che sarebbero state richieste a livello nazionale. Ebbi un colloquio con il professor Mariuzzi al quale fu invitato a partecipare anche il dr. Beltrami, assistente universitario anziano. In quella occasione tutte le mi speranze si infransero sul giudizio netto e senza appello espresso dal Dr. Beltrami il quale dichiarò, senza mezzi termini, che, secondo lui, non avevo nessuna possibilità di fare carriera universitaria per mancanza di capacità personali nella ricerca. Ricordo ancora la terribile delusione che provai (Fig. 7).
Dopo questo giudizio, apparentemente senza appello, come suggerito dal dr. Beltrami, mi licenziai dalla mia posizione di Tecnico Laureato e accettai di iniziare una carriera da assistente ospedaliero nello stesso Istituto.
Tornai alla carriera universitaria, che era stata sempre la mia più grande aspirazione, dopo essere risultato vincitore del concorso nazionale per Professore Associato (1 Novembre 1992) e, successivamente, per Professore Ordinario (1 Novembre 2000) nonostante o, forse, a causa di quel giudizio espresso, tanto tempo prima, sulla mia non idoneità a ricoprire l’incarico.
Ho mantenuta intatta, negli anni, la passione per la disciplina che avevo sviluppato quando ero ancora studente e questo mi ha permesso di svolgere la mia attività di didattica, ricerca e assistenza, che considero inscindibili per un professore universitario ‘clinico’, con dedizione ed entusiasmo.
Il 2021 sarà il mio ultimo anno di servizio presso la UNIVPM. Sono orgoglioso di aver lavorato tutta la mia vita nella stessa Università che, anche se piccola, mi ha permesso di crescere professionalmente ed umanamente. Sono stato fortunato ad avere incontrato persone con le quali ho potuto condividere il mio percorso, anche umano, come la Professoressa Marina Scarpelli. Sono orgoglioso di aver potuto trasmettere la mia passione a tanti giovani che si sono succeduti negli anni nella scuola di specialità e di dottorato o che sono venuti da altre parti del mondo per periodi di studio. In particolare voglio ricordare: Prof.ssa. Cristina Magi-Galluzzi, attuale direttore della Anatomia Patologica della Birminghman University (Alabama, USA), Prof.ssa Roberta Mazzucchelli che ha collaborato con me per tanti anni rendendo possibili progetti che senza di lei non avrei potuto portare a termine e Dr.ssa Alessia Cimadamore, ultima arrivata nella nostra squadra di patologi come ricercatore universitario, brillante e determinata, che rappresenta la continuità della disciplina la cui evoluzione in Ancona ho voluto ripercorrere in questa memoria.
L’Anatomia Patologica dovrà affrontare nei prossimi anni sfide complesse, in primis quella delle risorse umane e del reclutamento di giovani interessati alla disciplina ma anche quelle delle nuove tecnologie e della loro gestione in campo clinico e di ricerca. Insieme a Marina e alla Dr.ssa Cimadamore abbiamo cercato di offrire una visione di sviluppo futuro in un nostro lavoro pubblicato recentemente [Montironi R, Cimadamore A, Scarpelli M. From Undergraduate Medical School Student to Visible Pathologist (Re: Emerging from the Basement: The Visible Pathologist). Arch Pathol Lab Med. 2020 Apr;144(4):413-414)].
Mi auguro che i rapporti di collaborazione creati in passato con altre ‘scuole’ e coltivati nel tempo, ci aiutino ad intravedere soluzioni percorribili e condivise.