Gabriele Zanoli
Quinto anno nel Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche
Nell’imminenza del rinnovo dei Rappresentanti degli Studenti nei vari Organi di Facoltà vengono citati i progressi realizzati in questo biennio nel percorso formativo grazie anche alla partecipazione attiva ed all’azione incisiva dei Rappresentanti. Per il futuro viene sottolineata l’esigenza di un ulteriore sviluppo di eventi culturali dedicati alla Scienze umane essenziali quanto quelle naturali alla formazione di un vero medico, al riequilibrio dei crediti tra attività formativa formale e professionalizzante, alla realizzazione di una laurea completamente abilitante. Su questi ed altri temi lo Spazio Studenti attende altri efficaci interventi.
Il 14 e 15 maggio scorsi si sono tenute in tutto l’Ateneo le elezioni universitarie per il rinnovo delle rappresentanze studentesche. Per i Dipartimenti della nostra Facoltà si sono presentate quattro liste di studenti (Student Office, Azione Universitaria, Start e Gulliver), ciascuna con le proprie proposte elettorali che rendono ragione della propria visione in ambito universitario. La lista che ha ottenuto più voti a Medicina è stata Gulliver – Sinistra Universitaria (71%), assicurandosi così per altri due anni la maggioranza negli organi di Facoltà (tutti i risultati sono visionabili a questo link: https://prodapps.econ.univpm. it/risultati/). I rappresentanti eletti nei Consigli di Corso di Studio e Consigli di Dipartimento prenderanno ufficialmente l’incarico a partire dal 1° novembre p.v. e contestualmente avrà luogo anche l’elezione indiretta dei rappresentanti in seno al Consiglio di Facoltà.
Ma la rappresentanza studentesca serve davvero a qualcosa?
Questa è una domanda più che legittima, specialmente in un’epoca – la nostra – che ha visto entrare in crisi il concetto stesso di rappresentanza: per rispondere può forse essere utile prendere in considerazione innanzi tutto i risultati del lavoro di rappresentanza del mandato biennale appena trascorso. L’ambito di intervento è stato piuttosto ampio, per citarne solo alcuni: – Estensione dell’orario d’apertura della Facoltà e della biblioteca. Istituita l’assicurazione per frequenza volontaria nei reparti. – CSAL finalmente anche a Medicina, con aula didattica propria e corsi in Lingua. Eliminato il blocco di Fisiologia per il CdLM in Medicina e Chirurgia. – Estensione degli appelli straordinari anche alle Lauree delle Professioni Sanitarie. – Apertura nuove mete Erasmus+ e del nuovo bando Erasmus Traineeship per Medicina, con annessa progettazione a lungo termine per miglioramenti in ambito internazionale. Altre migliorie logistiche e didattiche (potenziamento rete Wi-Fi, riapertura aule primo piano Polo Eustachio, rinnovo manichini Odontoiatria etc.). A questo va aggiunto anche il costante lavoro di supporto individuale ai singoli problemi giornalieri degli studenti, sia dal punto di vista didattico che burocratico e amministrativo. Tutto ciò è stato fatto senz’altro con il massimo impegno, su iniziativa dei rappresentanti nei vari organi di Facoltà (Consiglio di Facoltà, Consigli di Dipartimento, Commissione Paritetica e Consigli di Corsi di Studio), ed è stato reso possibile dalla disponibilità dei docenti (in primis il Preside – prof. D’Errico) e di tutto il personale tecnico e amministrativo, in un lavoro di continuo confronto volto a dare forma a un’idea di Università che sia veramente libera, pubblica e di qualità.
È veramente possibile conciliare studio e crescita culturale in uno spazio comune?
Per chi scrive, questo rappresenta un punto cardine del lavoro svolto in Facoltà negli ultimi due anni. Vivere gli anni di Università come momento di crescita su tutti i fronti è forse un’aspirazione comune tra chi si iscrive a qualsiasi Corso di Studio, ma a volte si può pensare – vista anche l’ingente mole di studio che la contraddistingue – che la nostra Facoltà non sia il luogo più adatto per attività di approfondimento culturale extra-curricolare, né tantomeno di eventi a scopo ricreativo. In questi ultimi due anni (e a dire il vero già da qualche tempo – per citare solo un esempio, il ciclo “incontri di Scienza e Filosofia”, lanciato più di 15 anni fa dai professori Conti e Angeleri) si è appunto cercato di dimostrare il contrario, a diversi livelli e a più riprese, con l’organizzazione di incontri annuali sul premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina, aperitivi di benvenuto alle matricole, cineforum e incontri nel contesto di ‘Medicina di sera’, ciclo di eventi sulla corruzione in Sanità, caffè letterari su temi di attualità sanitaria (come il rapporto Medicina ufficiale – Medicina omeopatica), incontri con Emergency e tanti altri ancora. Questi appuntamenti, spesso organizzati interamente da studenti o con l’aiuto di professori e patrocinio UNIVPM, hanno avuto lo scopo di approfondire aspetti del sapere medico e non solo, con l’obiettivo forse ambizioso di dare una risposta a chi taccia la classe medica di essere sempre più alla ricerca di una specializzazione delle conoscenze in senso negativo, esclusivista e meramente nozionistico (con conseguente buona pace anche del caro vecchio rapporto medico-paziente, che viene a essere necessariamente sacrificato in un deserto culturale arido e sterile).
Cosa manca alla nostra Facoltà e come si fa a migliorarla?
Non è affatto semplice dare risposta a questo tipo di domanda, ma sicuramente la nostra Facoltà si troverà – e in parte già si trova – ad affrontare cambiamenti e sfide molto importanti per quanto riguarda il percorso didattico degli studenti. È già stata avviata, come noto, la riforma dell’attività formativa professionalizzante, in linea con le più recenti direttive europee, e anche da noi questo ha avuto un forte impatto sul carico didattico, con un significativo aumento del monte ore di formazione pratica, a cui per ora non ha fatto seguito una revisione profonda della didattica teorica frontale, che si rende necessaria per conciliare al meglio i due aspetti del sapere e saper fare medico. Questo problema andrà sicuramente affrontato al più presto, poiché necessita di una scelta di fondo sull’impronta che si vuol dare alla formazione medica – se più fedele alla storica visione teorica, o più affine alla diffusa tendenza moderna della pratica professionalizzante. Altro aspetto fondamentale che andrà affrontato quanto prima, alla luce proprio dei recenti adeguamenti normativi a una Laurea che sembra volersi fare sempre più professionalizzante, sarà senz’altro l’opportunità o meno dell’obbligo di frequenza alle lezioni teoriche, che rappresenta ormai un quasi unicum a livello comunitario. Anche sul tema poi della nuova abilitazione di Stato per i neo-laureati in Medicina c’è un discreto fermento, dal momento che significative novità sono state introdotte già a partire da quest’anno e negli anni a seguire comporteranno verosimilmente un cambio drastico per tutti gli studenti di Medicina. Certamente poi ci sono tante altre piccole modifiche o integrazioni che potrebbero impattare significativamente sulla qualità di Facoltà, su tutte una revisione della proporzione carico didattico/CFU per i Corsi di insegnamento e la distribuzione e ripartizione nei vari anni dei singoli esami. A queste possiamo aggiungere interventi strutturali più importanti che necessiterebbero di un aiuto da parte dell’amministrazione centrale, come l’adeguamento già in parte programmato di aule didattiche e spazi collettivi. Tutto questo andrà discusso e concordato insieme agli organi di governo della Facoltà, in primis alla figura del Preside, che è stata recentemente rinnovata e da cui tutti gli studenti si aspettano continuità nel processo migliorativo. In realtà il margine di intervento per quanto riguarda la componente studentesca è più ampio di quanto non si creda, qualora vi siano buona volontà e spirito collaborativo e propositivo; spesso infatti si è portati a credere che “dall’altra parte” chi amministra Facoltà e Ateneo non sia disposto ad ascoltare la voce dei diretti interessati, ma questo non corrisponde al vero. A fronte di un maggiore impegno collettivo da parte degli studenti – che si rende necessario non soltanto come blando imperativo morale a guardare oltre al proprio orticello, ma in quanto strumento della partecipazione democratica efficacissimo nel miglioramento del nostro ambiente – si possono infatti raggiungere risultati che per quanto i singoli individui possano sforzarsi sarebbero impensabili: questa probabilmente è la caratteristica proprietà emergente propria del lavoro di Rappresentanza, al tempo stesso confortante, impegnativa e bella.