Ricordo di Giancarlo Ripesi

Non si deve mai scrivere subito il ricordo di un Amico scomparso, sotto l’onda della Giovanni Ripesicommozione, si rischia di cadere nelle frasi della retorica. Meglio lasciar passare qualche giorno, si vede tutto con più serenità, con più chiarezza. Se devo ricordare Giancarlo, penso a tre aspetti, ritengo i principali, della sua vita. Il primo la fede, sentita e vissuta, profonda, la fede vera che plasma la vita delle persone, ne coordina ogni atto e ne illumina il cammino, la fede che ti porta ad esercitare la carità cristiana; Giancarlo è vissuto dispensando serenità, conforto, aiuto verso tutti, per primi i meno abbienti. Poi l’amore, l’amore per la famiglia che ha dato origine ad un nucleo unito, solidale nella fede cristiana, operoso, legato ai valori essenziali dell’umanità; l’amore per la donna di cui era innamorato, palpabile sino alla fine, per i suoi figli, per gli amici, per i suoi insostituibili collaboratori, per il prossimo; un amore che circolava nell’ambiente di lavoro, mi ripeteva talvolta, qui sei amato da tutti. E poi il lavoro, una grande impresa costruita dal nulla, anno dopo anno, in continua ascesa; lui il primo tutti i giorni ad entrare, l’ultimo ad uscire, presente in tutte le fasi di lavoro, esempio e modello per i bravissimi collaboratori che, tutti, lo amavano; presente all’interno, ma anche all’esterno non per cercare, non ne aveva bisogno, ma per servire i suoi clienti. Tutto con competenza, determinazione ed efficienza, ma anche con tanta bonomia, umiltà, un pizzico di sottile ironia. Il mio sodalizio con lui è durato più di trent’anni, dalla produzione della prima Guida per gli studenti della Facoltà di Medicina all’ultimo numero di Lettere dalla Facoltà che diffondiamo oggi, passando per riviste di società scientifiche, libri, una collana di scienze umane, sino a locandine e dépliants; collaborando sempre in letizia, in sintonia in un ambiente sereno, laborioso, disciplinato. Ora continueranno i suoi figli, Fabrizio che in Puglia ha creato errebi2, Sara, Silvia, Serena, Simona, il genero Roberto, ognuno con il proprio ruolo ben definito, tutti determinati a continuare la sua opera, a conservarne lo spirito e la qualità. Una certezza di continuità che aiuta ad uscire dalla grande tristezza in cui oggi siamo immersi.

Giovanni Danieli

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