Serpenti, streghe e bastoni magici L’iconografia passata della cura e dell’assistenza. Parte prima

Giordano Cotichelli
Corso di Laurea in Infermieristica
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Politecnica delle Marche

Si vuole presentare in questo scritto, suddiviso in tre parti, per una più facile lettura, un’incursione nel passato utile a prendere in considerazione alcuni simboli e narrazioni legate al concetto di salute e di cura. Per la precisione quelli rappresentati da serpenti, bastoni magici e cappelli a punta, senza cadere nelle facili suggestioni delle cosiddette scienze esoteriche, ricostruendo però un panorama storiografico di riferimento.

In un importante lavoro [1] dell’egittologo italiano Sergio Donadoni viene riportato il seguente passaggio: «Lascia che ti ricordi lo stato miserevole del contadino quando vengono i funzionari per stabilire la tassa del raccolto e i serpenti hanno portato via metà del grano e l’ippopotamo si è mangiato il resto. Il vorace passero porta disastri ai contadini. Ciò che restava del grano sull’aia se n’è andato, i ladri lo hanno portato via. Egli non può pagare quello che deve per i buoi presi in prestito: inoltre i buoi sono morti per l’eccessivo arare e trebbiare. E proprio ora attracca alla riva del fiume lo scriba per calcolare la tassa sul raccolto, con un seguito di servi con bastoni e di Nubiani con rami di palma. Essi dicono: “Mostraci il grano!”. Ma non ce n’è, e il contadino è battuto senza pietà». Il povero contadino oltre a subire le vessazioni del potere, i capricci della cattiva sorte e del suo duro lavoro, è soggetto anche agli attacchi della fauna locale, fra cui i serpenti, causa delle tribolazioni del contadino, mostrando un aspetto negativo di un animale che dall’inizio della storia rappresenta una costante nell’immaginario dell’uomo. Non esistono culture, luoghi ed ambiti sociali, lungo lo scorrere del tempo, che non abbiano utilizzato l’immagine del serpente quale sintesi ideale di un equilibrio fra le forze del bene e del male. Qualcosa da temere e da controllare, da cui fuggire e, allo stesso tempo, lasciarsi ammaliare.

La rappresentazione biblica del serpente tentatore, per i frutti dell’albero della scienza, è appena una delle tante testimonianze di un’iconografia narrata nei modi più svariati. Nell’Egitto del contadino citato il serpente (ureo) compariva sul copricapo del faraone. A volte ce n’erano raffigurati due, o addirittura tre, come nel caso della corona di Cleopatra. La figura del faraone sommava su di se contemporaneamente il potere politico, militare e religioso caricati di forti valenze magiche. Lewis Mumford [2] ricorda come negli scritti ufficiali o nelle cerimonie inaugurali il termine faraone doveva essere sempre preceduto dall’augurio di “Vita, prosperità e salute”, a testimonianza di un qualcosa che andava oltre il semplice segno di devozione, diventando un forte richiamo alla totalità della persona del sovrano.


Il serpente del resto non ha bisogno di essere direttamente abbinato al concetto di salute. Si pensi all’uroboro che si morde la coda, allegoria della ciclicità del tempo e della vita. La parola deriva dal copto ouro (re) e dall’ebraico oh (serpente) [3]. Icona delle contraddizioni dell’esistenza è visto come un animale pericoloso il cui morso può uccidere, ma può anche guarire (es. leccare le ferite) [4], può infestare i campi, oppure cacciarne i topi, dannosi per il raccolto. Appare nelle principali cosmogonie di molte culture arcaiche, è simbolo di fertilità o di sicurezza, è Kundalini, l’energia vitale; Naga per gli indiani e Long per i cinesi. Serpente d’aria, con le ali, che si trasforma in drago, oppure mostro marino, perso negli abissi delle leggende dei marinai o immortalato nel famoso gruppo scultoreo del Laocoonte, o a più teste come l’Idra di Lerna. Nella mitologia azteca è l’origine della vita e la madre del dio Huitzilopochtli, o può essere rappresentato adorno di piume: il mitico Quetzalcoatl. Più vicino a noi, la testa di Medusa, una delle tre gorgoni, è piena di serpenti, sintetizzando in questa figura leggendaria, il peso che l’animale assume nella mitologia. Ancor più della Bibbia, anche nella mitologia norrena il serpente ora si lega alla rappresentazione dell’albero della conoscenza, ora a quella tremenda di Níðhöggr (colui che colpisce con odio). Nehustan, il serpente di Mosè rappresenta, la rigenerazione – resurrezione, prendendo a riferimento la sua proprietà di mutare pelle. E lo stesso bastone magico del profeta poteva, a comando, trasformarsi in un serpente; quasi a rappresentare un altro antico simbolo della stessa medicina: il Bastone di Asclepio [Fig. 1], presente nella mitologia greca, ma derivato da culti molto più lontani.

Fig. 1 – Il Bastone di Asclepio

Il dio sumero dell’oltretomba e delle cure, Ningishzida [5], [Fig. 2] nell’immagine del vaso di re Gudea, datato XXI secolo a.C, appare più simile al caduceo di Hermes, raffigurato da due serpenti avvinghiati attorno ad un bastone.

Fig. 2 – Ningishzida, rappresentazione secolo XXI a.C.

Rappresentazione simile a quella del bassorilievo di “Ishtar armata” [Fig. 3], del II millennio a.C., ritrovato presso gli scavi della città di Eshunna.

Fig. 3 – Ishtar armata

Si può ricordare poi la Dea dei serpenti, della civiltà minoica, rappresentata da una statua del 1600 a.C., e i due serpenti Neckbet (Alto Egitto) e Uadjet, la Verde (Basso Egitto), raffigurati in un affresco della tomba di Set I, avvolti attorno ad un caduceo in mano al dio Thot [6]. Si potrebbe continuare ancora per molto, ma a questo punto è necessario fermarsi a riflettere sull’importanza mitologica di questo animale. In primo luogo, in molte civiltà, era ritenuto immune alle malattie e parti del suo corpo erano dunque presenti nella farmacopea di molte culture antiche (ad es. i Sumeri ne utilizzavano le scaglie polverizzate).

 Diverse poi sono le rappresentazioni antiche di serpenti che leccano ferite per indurne la guarigione. In merito vari studi hanno dimostrato, ad esempio, che la saliva di un ofide, l’elaphe longissima (detto anche Colubro di Esculapio), contiene in forte quantità un fattore di riepitelizzazione [7]. Nel considerare però, più nello specifico, la rappresentazione sia del bastone di Asclepio sia del Caduceo alcuni autori [8] hanno ipotizzato che la simbologia possa riferirsi all’intervento di rimozione di un parassita della cute, un elminta – il drancunculus medinensis (verme di Medina o della Guinea) il quale veniva indotto ad avvinghiarsi attorno un piccolo bastoncino utile a farlo scivolare, dall’eventuale foro d’entrata, fuori dal corpo infestato. Pratica che richiedeva tempo e molta attenzione, considerando che la femmina ha uno spessore di mm. 2, ma può arrivare fino ad una lunghezza di due metri. E’ una lettura che può essere interpretata in un’ottica più ampia, riferendosi al problema dell’infestazione di elminti rispetto alle popolazioni agricole residenti sulle rive del fertile Nilo, ma anche della terra posta fra il Tigri e l’Eufrate (Mesopotamia), o di altre aree coltivate bersaglio di periodiche inondazioni. Un dato utile proviene dagli studi dello storico della Medicina Mirko Grmek [9] e dal suo concetto di patocenosi che si accompagna alla civilizzazione della società agricola in cui fanno la loro comparsa importanti zoonosi, (es. tubercolosi, tetano, leptospirosi, e molte altre) fra cui anche la schistosomiasi che, in relazione proprio alla terra d’Egitto, va presa in considerazione sotto forma di bilharziosi. Interessante in merito, ciò che scrivono Sabbatani e Florino in un loro lavoro [10] sulla diffusione della malattia data dall’infezione da schistosoma haematobium, di cui se ne ritrova traccia nella descrizione di patologie renali di 3.000 anni fa, fino a rilevarne la presenza addirittura nei resti di un adolescente di 5.000 anni fa. Il sintomo più evidente nella popolazione era quello di una presenza costante di ematuria macroscopica in molti uomini (definita dal geroglifico onomatopeico A-a-a) [11], che verrà rilevata addirittura dagli stessi ufficiali medici dell’esercito napoleonico durante l’invasione, in epoca contemporanea, dell’Egitto, che ribattezzato per tale motivo: “la terra degli uomini mestruati”. Serpenti, elminti e molto altro ovviamente, offrono un quadro interpretativo suggestivo dei miti, ma ancor più delle conoscenze passate.

A questo punto è necessario ritornare alla simbologia classica, ed in particolare al caduceo, al bastone con due serpenti avvinghiati su di esso, e al suo significato, questa volta, sul piano etimologico. La parola proviene dal latino caducĕus o caduceum, derivato a sua volta dal greco antico κηρκειον (karkeion) che significa araldo e, per estensione, assume il significato di messaggero, di mediatore [12]. Il simbolismo si lega alla narrazione di Hermes (Mercurio per i Romani) che, nel vedere due serpenti in lotta, gettò fra loro il bastone ricevuto in regalo da Apollo, con l’effetto che i due animali si attorcigliarono attorno ad esso ponendo fine allo scontro. L’immagine arriva a rappresentare la saggezza e l’energia psichica in un’ottica dell’equilibrio degli opposti, ed ancor più, seguendo le interpretazioni dei secoli successivi, la funzione di mediazione-cura che la Medicina stessa assume nei confronti degli infermi. Il caduceo e il bastone di Asclepio oggi sono i simboli identitari, in grafiche di vario tipo, di medici, veterinari e farmacisti; φάρμακον in greco significa medicamento, droga o … veleno. In alcuni casi hanno rappresentato anche gli infermieri, come prevedeva, nel XIX secolo, il Regolamento sulla divisa della Regia Marina [13] che, all’art. 2 recitava: «Il distintivo di categoria degli infermieri è un caduceo ricamato in oro pei sott’ufficiali, e in lana rossa pei caporali e comuni.». Ancor più, rispetto al bastone di Asclepio, una moderna interpretazione stilizzata del caduceo è stata assunta dall’OMS per creare la stella della vita – a sei punte – simbolo internazionale dal 1973, e adottato per tutti i mezzi di soccorso a partire dal 1988, dove ogni punta della stella rappresenta un preciso mandato: [14] riconoscimento, segnalazione ed invio precoci di un idoneo mezzo, trattamento sul posto e durante il trasporto, trasferimento finale ad un centro medico idoneo. Dalla mitologia all’attualità degli interventi, l’iconografia del passato mostra una linea di continuità narrativa che porta alla scoperta di figure e significati che, proprio dal piccolo rettile, si allarga verso la conoscenza di saperi e pratiche molto più attuali di quanto non si pensi, molto meno lontane nel tempo di quanto la storia della medicina e dell’assistenza non possano mostrare. [Fine prima parte]

 

Bibliografia

  1. Donadoni, S. (2012). L’uomo egiziano. Gius. Laterza & Figli Spa.
  2. Lewis, M. (1990). La città nella storia. Bompiani, Milano, pag. 81
  3. Stoppa, F. (2010). Sismicità e feste serpentine in Abruzzo (Fucino, Cocullo, Pacentro, Atessa e Pretoro). Stoppa et al. (eds), 225-257;
  4. Angeletti LR, Agrimi U, Curia C, French D, Mariani-Constantini R. Healing rituals and sacred serpents. Lancet 195; 340:223-5.g
  5. Gallo F. (2013) I grandi medici calabresi da Alcmeone a Dulbecco, nell’ambito della storia generale della medicina, Luigi pellegrini editore, Cosenza.
  6. de Vos, M. (2015). CATALOGO. In L’egittomania in pitture e mosaici romano-campani della prima età imperiale(pp. 1-74). BRILL.
  7. Angeletti, L. R., & Gazzaniga, V. (2008). Storia, filosofia ed etica generale della medicina. Elsevier & Masson, Torino, p. 14
  8. AA.VV. Accademia di storia dell’Arte Sanitaria, Istituto storico italiano dell’arte sanitaria, 1958, pag. 11
  9. Grmek M. (1985). Le malattie all’alba della civiltà occidentale, Il Mulino, Bologna.
  10. Sabbatani, S., & Fiorino, S. (2009). Apporti della paleopatologia alla definizione della patocenosi delle malattie infettive (II parte). Infez. Med1, 47-63.
  11. Hicks R.M. The canopic worm: role of bilharziasis in the aetiology of human bladder cancer. J. R. Soc. Med. 76, 16-22, 1973.
  12. Ventura L. e Leocata P. (1996), La verga e il serpente, Asclepio e il simbolo della Medicina in Rivista di storia della Medicina, Anno VI, ns (XXVII), fasc. 1 – gennaio – giugno.
  13. Raccolta degli atti ufficiali del Governo, leggi, decreti, istruzioni, circolari, ecc., del regno d’Italia, pubblicati nell’anno 1873, Tomo XXII, Terzo della serie seconda, Milano, coi tipi di Luigi Di Giacomo Pirola, p. 465
  14. Haghparast-Bidgoli, H., Hasselberg, M., Khankeh, H., Khorasani-Zavareh, D., & Johansson, E. (2010). Barriers and facilitators to provide effective pre-hospital trauma care for road traffic injury victims in Iran: a grounded theory approach. BMC emergency medicine10(1), 20.
Questa voce è stata pubblicata in Antropologia, Scienze umane. Contrassegna il permalink.