Comunicazione e società

Forme deviate di comunicazione     

Alberto Pellegrino
Sociologo

“La comunicazione è una facoltà fondamentale della nostra identità individuale e sociale, indi-spensabile per le relazioni interpersonali. A volte le pratiche comunicative possono risultare devia-te da determinate situazioni divita, dalle caratteristiche della propria personalità o della psiche. in questo caso si può avere una comunicazione menzognera quando si falsifica la verità per inganna-re un’altra persona; una comunicazione seduttiva quando si vuole esercitare un’attrazione e arri-vare alla conquista di un partner; una comunicazione psicotica quando il soggetto è affetto da psi-cosi, un disturbo mentale che rende estremamente difficoltosi i rapporti umani”. 

Gli umani sono soggetti comunicanti, per cui la comunicazione è non è solo uno strumento per interagire, ma serve a “trasmettere” la nostra immagine, la nostra identità a livello individuale e sociale, a dare un fondamento alle nostre relazioni e alla nostra posizione nei gruppi sociali in cui viviamo. Per comunicare non è sufficiente avere a disposizione una rete di significati, ma bisogna saperla usare nelle diverse situazioni per mettere in atto quelle “pratiche comunicative” che siano adattabili a determinati contesti, affinché risulti chiaro chi ci proponiamo di essere, come ci presentiamo agli altri e come gli altri a loro volta ci riconoscono. In un epoca in cui la comunicazione è diventata un fenomeno esplosivo, siamo continuamente “bombardati” da messaggi e siamo immersi in un mondo reale e virtuale che ci arriva attraverso mezzi sempre più potenti e sofisticati. Per questo dobbiamo diventare tutti, fin dall’infanzia, degli esperti di comunicazione per essere in grado di godere di una soddisfacente qualità della vita, per essere in grado di riconoscere e affrontare quei processi atipici e devianti della comunicazione che possiamo definire una “discomunicazione” capace di produrre incomprensioni, fraintendimenti, inganni e persino fenomeni psicotici. Ci occuperemo pertanto di alcune forme di comunicazione che si possono definire non standard, perché in esse predominano aspetti ambigui e criptici di messaggi che presentano una opacità intenzionale, in quanto presentano aspetti di una comunicazione intrigante, menzognera, seduttiva e schizofrenica.

 

La comunicazione menzognera

Per definire questo tipo di comunicazione devono essere presenti tre proprietà fondamentali: la falsità dei contenuti; la consapevolezza di questa falsità; l’intenzione d’ingannare il destinatario del messaggio. L’inganno si differenzia dall’errore, perché chi dice il falso per errore non ne è consapevole e pensa di dire il vero, mentre chi dice il falso è consapevole della verità. L’inganno si differenza anche dalla finzione tipica dell’attore che non ha intenzione d’ingannare, ma che indossa una “maschera” per essere poi smascherato.

“La menzogna – secondo lo psicologo Luigi Anolli – è un atto comunicativo consapevole e deliberato d’ingannare un altro che non è consapevole e che non desidera di essere ingannato”. Assume un valore fondamentale l’intenzione d’ingannare che può essere una intenzione nascosta se il parlante si propone d’ingannare l’interlocutore, manipolando le informazioni senza far trapelare la propria intenzione; una intenzione manifesta  se il parlante vuole trasmettere informazioni manipolate e falsificate; una intenzione informativa se il parlante vuole che l’interlocutore riceva le informazioni manipolate come se fossero vere; una intenzione di sincerità  se il parlante desidera far credere all’interlocutore  che sia vero quanto gli viene detto.

La menzogna è pertanto un fenomeno complesso risultato di più processi comunicativi, per cui è possibile distinguere: le menzogne preparate, cioè pianificate e costruite per tempo (es. Il tradimento); le menzogne impreparate che servono a far fronte a una situazione imbarazzante (es. giustificare un ritardo); le bugie per commissione che servono a far credere il falso all’interlocutore, fornendogli informazioni false; le bugie per omissione costruite affinché l’interlocutore non creda alla verità, omettendo informazioni essenziali; le bugie cooperative o benevole che sono usate per sostenere o proteggere altre persone (es. evitare una preoccupazione, non urtare i loro sentimenti); le bugie non cooperative o di sfruttamento che servono a proteggere se stessi o a ottenere dei vantaggi personali; le bugie ad alto rischio che possono avere come conseguenza la perdita di stima per il mentitore che può essere accusato di essere un bugiardo e un disonesto, oppure per l’ingannato che può essere danneggiato nella sua immagine  nei suoi interessi; le bugie a basso rischio che non producono danni rilevanti nell’interazione con gli altri e che sono dette “bugie convenzionali” per tutelate il proprio privato (es. si dice di star bene, quando si soffre per una malattia).

Le motivazioni della menzogna vanno ricercate in una valutazione della situazione contingente da parte del mentitore che vuole ottenere dei vantaggi o una cosa desiderata, per cui la comunicazione menzognera è usata da persone che, pur ritenendosi razionali, sono in possesso di una “razionalità limitata” impiegata per non raggiungere una soluzione ideale, ma per ottenere il massimo vantaggio e minimizzare i rischi di una comunicazione menzognera.   

Riguardo ai modi di mentire, possono cambiare a seconda dei diversi stili di comunicazione. Il primo stile linguistico menzognero si basa sull’ ambiguità e la prolissità soprattutto nei confronti di un destinatario acquiescente e silenzioso; in questo modo il mentitore cerca di diluire la bugia, rendendola meno identificabile con l’uso di frasi lunghe, articolate, complesse, spesso ridondanti, ma povere sul piano dei contenuti e poco pertinenti per “narcotizzare” e disorientare il destinatario. Il secondo stile linguistico può essere improntato all’assertività e alla reticenza, quando il mentitore si trova di fronte a un destinatario sospettoso, per cui usa forme elusive e reticenti con lo scopo di dire il minimo necessario; il mentitore cerca di “esimersi dal dire” e ricorre a una riduzione delle informazioni e a una semplificazione del discorso per mantenere la menzogna entro un ambito il più stretto possibile Il terzo stile linguistico si basa sulla impersonalizzazione, facendo ricorso a un numero limitati di autoriferimenti con un uso elevato di forme impersonali (es. “si dice”, il “noi”); in modo che il mentitore possa evitare di assumersi la responsabilità di quanto afferma.  

La comunicazione menzognera prevede una vasta gamma di segnali non verbali che riguardano, per esempio, l’attività motoria del mentitore che, mentre dice una menzogna, può presentare un maggiore numero di battiti di ciliari, dei gesti di automanipolazione o di manipolazione di oggetti, un aumento dei movimenti delle gambe e dei piedi, frequenti cambi di postura. Al contrario, altri soggetti possono presentare una diminuzione dell’attività motoria grazie a sviluppate capacità di autocontrollo. Durante la comunicazione menzognera possono comparire sul volto piccole espressioni di dispiacere, un distoglimento dello sguardo, la sostituzione della spontaneità del sorriso con un sorriso stereotipato e “falso”. Al contrario, vi sono mentitori che possono ricorrere a cenni di assenso con il capo, ad ampi sorrisi, a contatti oculari prolungati per creare uno scambio comunicativo più cordiale e per distogliere l’attenzione del destinatario da quanto viene detto.

Altri indizi di possibili menzogne possono essere i movimenti della mani che vanno analizzati di volta in volta e possono presentare variazioni minime tra la comunicazione standard e la comunicazione ingannevole. I mentitori a volte possono avere un forte controllo del loro comportamento con una diminuzione del movimento delle mani grazie a una buona capacità di autocontrollo e all’autoconsapevolezza di sapersi relazione in pubblico con altre persone. Non è facile, infine, individuare una voce della menzogna, per cui il principale strumento di difesa diventa il confronto tra la voce “normale” di un individuo e la sua voce quando mente, poiché in questi casi si può verificare un innalzamento del tono causato da una tensione emotiva che restringe le corde vocali.

Per completare questa analisi si può dire che esiste la categoria dei mentitori abili, i quali riescono a mentire con successo, facendo ricorso a molteplici registri e a una variabilità di toni, per cui diventa difficile distinguere un discorso menzognero da uno onesto. Questi comportamenti richiedono un’elevata padronanza di sé e delle situazioni da affrontare, una sicurezza nel portare al successo’ l’azione ingannevole, una destrezza sociale nel gestire i rapporti con gli altri e nel creare una situazione di empatia, per cui gli estroversi riescono a mentire in modo più efficace rispetto agli introversi, ai timidi e alle persone ansiose.

Vi sono poi i mentitori ingenui che si fanno scoprire per mancanza di autocontrollo, perché sono sopraffatti dall’emozione; oppure impiegano un tonalità vocale superiore alla media con una  variabilità del tono e  un’accelerazione di ritmo, con la comparsa di perturbazioni e tremori; oppure possono essere smascherati per un eccesso di controllo, quando hanno un abbassamento del tono di voce o usano un tono monocorde, hanno una riduzione dell’intensità e della velocità della parlata con un irrigidimento del comportamento generale che diventa innaturale e quindi sospetto.

La comunicazione menzognera è basata su un equilibrio instabile tra l’abilità comunicativa del mentitore e quella de destinatario in una gara di bravura per raggiungere il risultato a scapito dell’altro. Essa non è mai unidirezionale, ma è piuttosto un gioco comunicativo a due che vede coinvolti da una parte il mentitore e dall’altra il destinatario nel ruolo della vittima o dello smascheratore. Il mentitore abile è capace di mentire, aumentando il contatto oculare con l’interlocutore, mostrandosi sereno, tranquillo, affidabile e sincero. Se il destinatario si mostra acquiescente, può diventare la vittima della menzogna per ingenuità o per convenienza, poiché non ritiene utile mettersi a discutere con il mentitore, ma preferisce accettare per veritiero quanto sente e accordare fiducia all’interlocutore. Se è invece un destinatario sospettoso, può rimanere impressionato dal cambiamento della comunicazione dell’interlocutore, per cui si mette a indagare, a fare domande-trabocchetto, ad approfondire i dettagli per scoprire gli indizi della menzogna.

 

La comunicazione seduttiva

La seduzione è una cosa diversa dall’amore e dal desiderio sessuale, perché è una piena conquista del partner (mente e corpo), per cui richiede una forte attivazione di tutte le risorse biologiche, psicologiche e sociali per raggiungere l’intimità con l’altro che in partenza è un estraneo. Si tratta di un’operazione ad alto rischio per sé e per il potenziale partner, in quanto arrivare alla costruzione di un cerchio magico tra due persone richiede delle mosse e contromosse comunicative intriganti che hanno lo scopo di attrarsi a vicenda, di stabilire un legame vincolante per entrambi, di creare una relazione profonda capace di resistere per un certo periodo di tempo.

La seduzione è un processo comunicativo dove il “non dire” e il farsi intendere per indizi è più importante del dire. È un gioco reciproco dove il punto di partenza è costituito dalla capacità di riconoscere e identificare il potenziale partner che implica una scelta più o meno consapevole e il saper cogliere l’opportunità di una determinata situazione. Si tratta di un gioco nel quale i partner si seducono l’un l’altro all’interno di un vortice progressivo di scambi e di mosse, per cui diventa difficile distinguere chi conduce e chi è condotto, chi conquista e chi è il bersaglio.

Nella prima fase di contatto è indispensabile l’attrazione che il possibile partner può suscitare nel seduttore, occorre quindi saper ottenere l’attenzione dell’altro per passare da essere uno dei tanti a essere unico ed esclusivo agli occhi dell’altro. La seconda fase richiede l’uscita da una condizione di anonimato per poter esibire i propri pregi e le proprie qualità, per dimostrare di essere una persona capace di realizzare i desideri e le aspettative altrui, per soddisfare le sue fantasie e le sue aspirazioni. Una volta ottenuto “l’aggancio”, il gioco seduttivo deve ridurre lo spazio dell’incertezza e del dubbio tra le parti, in modo da stabilire un clima di piena affidabilità reciproca, costruire una solida piattaforma di sicurezza fondata sulla sincerità dei sentimenti e delle promesse. Il risultato di questo processo è la creazione di una relazione d’intimità che possa sfociare nell’amore e nella condivisione delle forme fondamentali della vita.

L’arte della seduzione si basa essenzialmente nella capacità di comunicare e inizia con l’esibizione di se stesso, avendo la capacità di trasmettere all’esterno il desiderio e l’attrazione verso la persona da sedurre attraverso la manifestazione delle proprie emozioni e dei propri desideri. Il seduttore deve creare l’attenzione dell’altro, mettendo in mostra le sue qualità e capacità; deve farsi ammirare ed esibirsi come “protagonista” sotto le luci della ribalta che sono puntate su di lui; deve superare con coraggio o addirittura con temerarietà la barriera del privato per correre il rischio del fallimento che comporterebbe un forte decremento di autostima e di fiducia in se stessi fino provocare la solitudine affettiva.

La comunicazione seduttiva si basa essenzialmente l’uso sapiente di un “trucco d’immagine” per giocare al meglio le proprie risorse con una strategia dell’apparenza destinata ad attrarre il partner attraverso un messaggio che deve essere una sapiente fusione tra finzione e realtà, di percezione del reale e d’immaginazione. Si tratta di una comunicazione allusiva, fatta di sfumature, basata spesso sull’implicito e il sottinteso per consentire al partner di dare una risposta, scegliendo tra diversi percorsi comunicativi.

Nella comunicazione seduttiva sono importanti anche gli aspetti non verbali a cominciare dallo sguardo diretto che all’inizio deve essere fugace per stabilire un primo contato, un segnale di attrazione e d’interesse per il partner. Se il partner risponde con uno “sguardo di ritorno”, il seduttore può allungare il contatto oculare diretto, accompagnandolo da qualche altro segnale non verbale.  Il secondo segnale è costituito dalla mimica facciale, in particolare dall’uso del sorriso che può essere “timido”, cioè appena accennato, che può diventare un tipico segnale allusivo quando è accompagnato dallo sguardo. Vi sono poi movimenti più o meno convenzionali eseguiti con le mani e l’uso della voce caratterizzata da toni acuti e da una ridotta intensità per trasmettere un maggiore calore e una disponibilità a procedere nella conoscenza.

Si possono infine distinguere i seduttori efficaci, che ottengono un primo appuntamento con un partner finora sconosciuto attraverso l’uso della parola e una modulazione della voce flessibile e mutevole, altisonante e piena per richiamare l’attenzione del partner, ma anche per trasmettere socievolezza, entusiasmo, vitalità e virilità. Questa “esibizione vocale” serve a stabilire un contatto iniziale e a fare colpo sul partner, ma in un secondo momento la voce del seduttore deve diventare tenera e calda, dai toni bassi per favorire un reciproco avvicinamento e stabilire un legame affettivo.  I seduttori non efficaci nel corso dell’interazione seduttiva si presentano invece con una voce debole e piatta, monotona e uguale, che può risultare noiosa e poco avvincente.  

 

La comunicazione psicotica

La comunicazione è una condizione fondamentale per il benessere e per la sofferenza psicologica, per cui diventa patologica quando si forma una stretta connessione tra disturbi comunicativi e disturbi psicopatologici. I modi di comunicare diventano pertanto un fattore determinante per la genesi e il mantenimento dei disturbi mentali come nel caso della psicosi, la quale rappresenta una delle forme più gravi di disagio psichico ed è caratterizzata da un dissesto generale della personalità che coinvolge il pensiero, i sentimenti, le amozioni e i rapporti sociali.

La persona assume un atteggiamento sospettoso ed estremamente vigile; il suo pensiero è caratterizzato da forme deliranti di costruzione degli eventi e d’interpretazione della realtà, che si accompagnano a forme di “iperintenzionalità” tendenti a cogliere i minimi segnali degli altri per attribuirgli significati particolari e bizzarri, creando in questo modo un forte distacco tra la realtà esterna e il proprio mondo mentale. Il soggetto psicotico adotta un sistema comunicativo contraddittorio e frammentario, dispersivo e sgrammaticato che comporta l’incomprensibilità e l’inafferrabilità, per cui questa comunicazione patologica determina l’impossibilità di definire relazioni interpersonali e rende difficoltosa o addirittura impossibile un’appropriata comunicazione e ogni forma d’interazione.

Le relazioni diventano sistematicamente instabili e fluttuanti e questa condizione rappresenta una grave minaccia all’identità personale e alla stessa comunicazione. Si arriva a produrre dei messaggi che rendono impossibile pronunciarsi sulla realtà dei rapporti e ogni scambio comunicativo finisce per essere ambiguo ed equivoco. I significati appaiono incomprensibili e instabili, poiché significano una cosa e il contrario di quella cosa, oppure rappresentano una realtà e domani una realtà completamente diversa. Le relazioni diventano caotiche e imprevedibili, perché sono caratterizzate dalla impenetrabilità che comporta la non definizione di se stesi, un modo di comunicare in modo criptico e incomprensibile. A questo fenomeno si aggiunge la imprendibilità che comporta uno stato di irraggiungibilità del soggetto che si colloca al di fuori dagli schemi standard e convenzionali previsti dalla comunicazione e dalla cultura di appartenenza.

            

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