Tartabus: un’esperienza di scuola in ospedale

Loredana Di MauroStefania FortunaLoredana Di Mauro

L’articolo presenta l’esperienza pluriennale di Tartabus (piccolo bus con la tartaruga per logo: https://tartabus.worpress.com), un’Associazione di volontariato in ospedale nata a Pescara nel 1998, con l’intento di garantire una continuità dell’attività scolastica e ricreativa, durante la pausa estiva, ai piccoli pazienti dei reparti di pediatria, pediatria chirurgica, ematologia, oncoematologia pediatrica. Si inserisce nel più ampio quadro della “scuola in ospedale”: la didattica si svolge all’interno delle strutture sanitarie grazie a docenti delle scuole di ogni ordine e grado, affiancati da studenti delle scuole superiori in rete, in un percorso didattico laboratoriale. Quest’esperienza può essere interessante e stimolante per gli studenti e i lettori della nostra Rivista di Facoltà.
Bianca Ventura, Stefania Fortuna

Hanno scelto il nome, hanno scelto questo nome perché questo è Tartabus per loro: un piccolo bus che li accoglie e li trasporta in un mondo variopinto. Un bus magico come magica è la vita ai loro occhi. Come magica dovrebbe tornare ad essere agli occhi di tutti.

Loro, i bambini.

Quel loro sguardo empatico e visionario capace di vedere l’impossibile e modellarlo insieme a dimensione umana – con il pongo, i colori, le parole, a mani nude con la sola fantasia – ha in sé, vivi e vibranti, i valori fondanti di Tartabus: la non violenza della quale Gandhi, tra i tanti, si è fatto portavoce, esempio e azione, la bellezza, quella armonica magnificenza che sempre ha salvato e sempre salverà il mondo, la natura che del mondo è la linfa che dà vita ad ogni essere – minerale, vegetale ed animale – e chiede solo di non essere ostruita, la delicata e magnifica trama della tela umana e dell’umanità il cui fragile tessuto richiede di essere trattato con sapienza, scienza e coscienza, con l’empatia che i bambini hanno ancora salda in cuore e necessita solo di essere guidata, sapientemente indirizzata.

Le pietre fondanti di Tartabus sono i mattoncini colorati che i bambini con attenzione e cura mettono l’uno sopra l’altro per costruire con essi un castello, una torre, un intero paese con le barche nei porti sempre pronte a salpare. Sono l’attenzione e la cura che docenti e giovani studenti mettono nel mostrare, e mostrando insegnare, ai piccoli uomini come contribuire a costruire un mondo sempre migliore.

Docenti delle scuole di ogni ordine e grado, studenti in risonanza con il proprio umanitario afflato interiore: questo è Tartabus, l’associarsi, e accordarsi, di diverse ed eterogenee esperienze, competenze e conoscenze in una voce unica pronta a dialogare con il mondo dell’infanzia che chiede semplicemente, lo chiede sempre, di non essere lasciato solo nella scoperta e conoscenza di questo mondo e, nel mondo, del loro collocarsi come esseri sociali e umani. Neanche d’estate, neanche dentro un ospedale.

Dammi la mano, è questo che chiedono i bambini. Per essere guidati nel mondo adulto, per riportare gli adulti nel loro mondo di incanto. Per lo scambio.

Ed è la mano di donne e uomini, giovanissimi giovani e adulti, con nel cuore la cura dell’altro che Tartabus tende ai bambini ricoverati in ospedale. Da vent’anni. Ogni estate.

Ogni estate, da vent’anni, questo piccolo bus scalda il suo cuore pulsante di docenti e studenti con specifiche e mirate attività laboratoriali di formazione e preparazione tenute da medici e psicologi  e, solerte, lo mette in moto per portare all’Ospedale Santo Spirito di Pescara il suo carico di umane e sempre umanitarie competenze letterarie matematiche artistiche scientifiche, calibrate su tutte le età,  e della giovanile voglia di mantenere accesi la gioia i colori e l’apprendimento nella ospedaliera realtà dolente. Parcheggia lì, proprio dentro la struttura sanitaria, e riapre i battenti appena chiusi dalle aule scolastiche presenti in ospedale e da poco andate in ferie, per vacanze estive.

La scuola in ospedale a coprire e garantire per intero l’anno accademico è una delle tante espressioni di quella pregiata e suprema tela umana e sociale che non lascia mai nessuno fuori.

È la didattica senza frontiere, l’integrazione che non conosce ostacoli e barriere.

E perché in questa rete di supporto, sostegno e insegnamento non si apra uno squarcio temporale, quello estivo, dal primo luglio al trentuno agosto interviene Tartabus: arieggia le aule da poco chiuse, riapre le porte e si mette ridente all’ingresso a dare il benvenuto ai piccoli pazienti che non chiedono altro che lasciare per qualche ora ogni giorno i reparti dove sono ricoverati da poco tempo o da mesi – Pediatria, Pediatria Chirurgica, Ematologia – ed entrare in una realtà dinamica, sociale, interattiva, creativa. Variopinta. Entrare in quell’eden dalle multiformi tonalità percettive e comunicative dove liberare e raffinare l’innato istinto a plasmare la materia dei propri sogni, a sfumare il grigiore nel colore, a riempire i vuoti di parole sempre nuove, ad esprimere il proprio essere saggi saggiando, chiedendo, ascoltando. E imparando. Insegnando.

È questa la normalità che i volontari di tutte le età, alternandosi sul piccolo bus di settimana in settimana, vogliono riportare ai bambini in ospedale, è il gusto dello scoprire, interagire, costruire, creare, è il sapore dell’esserci ed esserci insieme, insieme imparare e al contempo insegnare a volto aperto, senza cattedre e senza distanze; è il ricordare e mantenere bene a mente che sono a casa perché casa è ovunque ci sia un cuore di luce, colore e calore che pulsa in assonanza. Anche in ospedale.

È questa la normalità, tanto chiara in natura, che dovrebbe essere legge umana imperante, pietra fondante di tutti i contesti etici sociali e politici, ed in troppi considerano ancora una mera eccezione: la cura dell’altro e, sua longa manus operativa ed attiva, il volontariato. È questa la normalità che i volontari riscoprono ogni volta, da e ad ogni età: la cura dell’altro è cura di sé. Una legge tanto semplice e tanto potente, la verità svelata da millenni, in tutte le ere, ciascuna cultura. La legge del dare per poter ricevere. Amore, sorrisi, supporto, conforto, sapere, entusiasmo.

La legge coscienziale ben chiara ai bambini che sanno come applicarla, lo fanno di istinto offrendo per primi la gioia di vivere e di vivere insieme e accogliendo voraci, in vicendevole scambio, gli strumenti di una crescita armonica sapiente e sociale, la conoscenza. Per impiegarla nei sogni e trasformarli in reale, il nuovo futuro. Un futuro consapevole.

La legge coscienziale che i giovani studenti mostrano di non aver dimenticato ogni volta, e lo fanno tanto, che mettono avanti il proprio cuore. Avanti a sé, di fronte all’altro. La mente al seguito di supporto. Ci sono e sono tanti. Sono i giovani che mente e cuore non li abbandonano senza tempo davanti alla tv o su una sedia al cospetto di uno schermo interconnesso con gli auricolari conficcati nell’aorta e tra i neuroni, no, li mandano fuori dal proprio sé e dal virtuale ad agire, operare, a tendere una mano che sia supporto e sia al contempo supportata dall’unione. A interagire. Ci sono, sì, sono lì fuori, nel mondo vero, sono sul piccolo bus e in tutte le attività umane e umanitarie, nel sociale, a dirci con ogni singola loro azione che per un mondo migliore si mette in gioco il cuore e al lavoro la mente. In sinergia gli uni con gli altri, tutti insieme tendenti all’armonia. Sono il mondo che sperimenta, osa, crede, il mondo empatico che si confronta col mondo dolente offrendo con dolcezza forza e conforto. Ed uscendone essi stessi rafforzati, con il conforto di aver trovato nel volontariato e in ogni gesto umano e umanitario il senso supremo dell’esistere, un senso che non vogliono più perdere e che per tutti rimarrà faro orientante, per alcuni diverrà il fulcro operativo dell’intera loro vita.

Un piccolo bus. Tartabus. Su di esso docenti studenti e bambini in viaggio dentro l’apprendimento. Reciproco e autentico.

Docenti e studenti, con colori e parole, insegnano ai piccoli tutto quanto è possibile, ciò che è noto, scoperto, provato, dimostrato, quanto è stato già detto e trasmesso in questo presente, nel tempo passato. I bambini restituiscono il dono insegnando quanto è chiaro l’ignoto, lo scoprire, il saggiare, il creare con la pasta dei sogni, quanto c’è ancora, ed è tanto, da dire e ideare. I piccoli insegnano ai loro insegnanti l’arte più rara, quella che ai grandi appare impossibile: il gioire e ridere insieme non in assenza, ma nonostante tutti gli aghi, gli affanni, le scarse energie, le trepidazioni. Nonostante il dolore. Mostrano a Tartabus e al mondo quanto è spontaneo e facile da applicare il suo valore più grande: la resilienza.

L’autrice, Loredana Di Mauro, ha insegnato Lettere nella scuola secondaria di primo e secondo grado, e collabora attualmente come volontaria con l’Associazione Tartabus, in passato e per sette anni insieme con gli alunni del Liceo scientifico Alessandro Volta di Francavilla al mare.

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